Fermare l’erosione? Si può. E la soluzione è lì, sott’acqua, nel cosiddetto “cono d’ombra” del porto di Marina di Carrara: milioni di tonnellate di sabbia che possono salvare la spiaggia di Marina di Massa. Basta spostarli. È Francesco Messineo, presidente dell’Autorità portuale di Marina di Carrara e ingegnere idraulico – a tenere banco all’incontro sulla difesa della costa apuana organizzato da Articolo Primo che si è tenuto a Marina nell’oratorio Don Sturzo. Messineo, è un esperto, uno “scienziato” del settore. E come tale parte da lontano per spiegarti perchè, dopo diversi anni e svariati milioni di euro spesi fra geotubi e ripascimenti, scogliere soffuse e di superficie, la spiaggia sia sempre più ristretta. L’erosione, dice, è conseguenza dell’azione dell’uomo. Se una volta ad Avenza c’era il mare mentre oggi non c’è spiaggia per piantare un ombrellone a Marina di Massa, è colpa dell’uomo. Alla fine dell’Ottocento, il Magra portava a mare tra le 200 e le 300 mila tonnellate di sedimenti ogni anno. Onde e correnti ne “prelevavano” circa 40 mila tonnellate e le portavano sulla costa apuana. Oggi, l’apporto del Magra si è ridotto a 20 mila tonnellate l’anno, meno di un decimo. Prelievi enormi di materiali per costruire strade e ferrovie; messa in sicurezza delle frane lungo il percorso del fiume, invasi e opere per contrastare le alluvioni, hanno fatto sì che se una volta il Magra portava in mare più sedimenti di quanti ne servissero per “mantenere” la spiaggia, oggi è tutto il contrario. E la causa prima dell’erosione, afferma Messineo, è questa. Poi, il porto ci ha messo del suo.

«La diga foranea costruita nel 1925 ha frenato l’erosione sulla costa di Marina di Carrara, ma ha aggravato il fenomeno erosivo, già esistente da almeno 50 anni prima, sulla parte massese». A Carrara c’era un’idrovora per toglier via la sabbia in eccesso, a Massa si costruivano le scogliere per fermare le onde. Ma le opere portuali generano anche un altro effetto: fanno sì – è ancora Messineo a illustrarlo – che le sabbie si fermino davanti alla diga foranea, dove i fondali sono più profondi e le onde non sono in grado di portarle a riva. Risultato: «Oggi ci sono 1,5 milioni di tonnellate di sabbia di fronte al porto». Materiali utilizzabili, sottolinea il presidente della Autorità: «Ispra, cioè ministero dell’Ambiente e Arpat le hanno analizzate, fin dal 2009, e sono al 95% sabbie pulite, non inquinate. Materiali che del resto, sarebbero finiti naturalmente sulla costa massese se non fosse per una questione di fondali». E allora il progetto dell’Autorità portuale è (sintetizziamo l’esposizione di Messineo): spostiamo quel gigantesco deposito sui fondali più bassi davanti a Marina di Massa. Così quella sabbia verrà portata dal moto ondoso sulle spiagge: un ripascimento naturale. Che porterà anche un altro beneficio: il dragaggio dei fondali consentirà l’ingresso più agevole e sicuro delle navi in porto. «Finora – dice Messineo – sono state usate sabbie del Po per il ripascimento della costa, una scelta costosissima. In Romagna, che ha problemi come i nostri, hanno trovato un giacimento di sabbia a 80 metri dalla riva e usano quella… Vedete, la spiaggia emersa, quella su cui si piantano gli ombrelloni è come la punta di un iceberg, il cui 90% è invece in acqua. Se noi rafforziamo la parte sommersa, si riduce la forza erosiva delle onde e si salva la spiaggia». Detta così, sembra facile, ma come si dice (soprattutto in questi casi), tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Un mare di vincoli, innanzitutto: «Fino al 2013 l’area davanti al porort era Sin, sito da bonificare, poi fino al 2015 era Sir, sito regionale. E fino ad allora proporre di utilizzare quella sabbia era una bestemmia. Anche se dal 2009 è stata dichiarata “pulita”. Ora è libera, non richiede bonifiche ma la Regione chiede ancora ulteriori “monitoraggi”. E poi il problema è che manca, in Italia una normativa che regoli i dragaggi dei fondali. Ci sta lavorando il governo. Noi ci auguriamo che saremo i primi a utilizzarlo».

Messineo, nel suo quadro, mette anche il futuro (futuribile) ampliamento del porto, che non si sa se mai si farà, ma che preoccupa e non poco balneari e ambientalisti. «Il Piano di allargamento è studiato con una geometria tale da non aggravare il fenomento erosione, anzi può favorire un deflusso dei sedimenti nel senso che ho spiegato. Il fatto è – conclude – che qui a Massa e Carrara c’è una forte incomunicabilità.

 Siccome io sono della Autorità portuale, si pensa che ogni cosa che propongo sia a vantaggio del porto e a discapito della collettività. Ma saremmo dei pazzi a progettare un poerto che provoca erosione e aumenta i problemi idraulici sul Carrione. È malafede pensarlo»
il tirreno