La crisi, nel 2011, l’aveva costretta a chiudere la sua ditta, che produceva scatole da imballaggio e da confezione. Era stata contatta da un’altra azienda, versiliese, che invece aveva deciso di ampliare la propria attività di etichettatura con la produzione di imballaggi, proprio a Massa. Ma i sei mesi di collaborazione fra la ex imprenditrice e i nuovi datori di lavoro, per la donna sarebbero stati un incubo: tanto che si è ammalata di depressione e ha denunciato i titolari dello scatolificio, la Fortem.
Sul banco degli imputati Luca Lossi, residente a Forte dei Marmi, Francesco Bartelletti, di Seravezza e Emanuele Guglielmi, 37 anni, di Viareggio (tutti assistiti dall’avvocato Riccardo Lenzetti). L’ipotesi di reato è mobbing che, a livello penale, si è configurato come lesioni colpose. È stata proprio la donna, una cinquantenne di Montignoso, a raccontare la sua odissea al giudice Fabrizio Garofalo. «Purtroppo avevo bisogno di lavorare, ho due figlie da mantenere – ha detto al donna – Ho accettato prima, per un mese, di lavorare al nero, pulendo le macchine che avevo venduto ai nuovi titolari e per el quali non ho mai avuto i 2.500 euro pattuiti. Poi, nel novembre del 2011 sono stata assunta ma le cose non sono certo migliorate: lavoravo 40 ore a settimana e venivo retribuita per 27. Ma non è solo questo: venivo trattata peggio rispetto alle mie colleghe, mi chiamavano la sera dicendo: domandi sei in ferie, e mi tenevano a casa, mentre le altre erano tranquillamente al lavoro».
La donna ha parlato anche di condizioni di lavoro di grande disagio: «Nel capannone, dove io mi occupavo dell’incollatrice, non c’era il bagno e neppure l’acqua calda- ha continuato – Era tutto complicato e io venivo ripresa di continuo. Alla fine ho presentato le miei dimissioni, e ho chiesto quattromila eruro come liquidazione, per le ore che non mi avevano mai pagato. A quel punto mi è stato detto: Sei una disgraziata, handicappata, ti diamo quattromila calci nel sedere».
La donna ha annunciato che si sarebbe rivolta all’ispettorato del lavoro e, per questo si è trovata un esposto per minacce a suo carico. «Quando ho smesso di lavorare, a maggio di quattro anni fa, ho cominciato a stare male – ha ribadito – non dormivo più la notte, avevo continui attacchi di panico. Ho dovuto prendere dei farmaci e continuo a farlo tuttora. L’Inail mi ha riconosciuto la malattia professionale». In tribunale sono stati sentiti i medici che hanno avuto in cura la donna e il processo è stato aggiornato al prossimo 11 maggio.
il tirreno