“Il nuovo Dpcm è una condanna a morte per i pubblici esercizi, ai quali con la chiusura alle 18 viene imposta la mazzata finale”. E’ una bocciatura totale quella che Confcommercio Imprese per l’Italia – Province di Lucca e Massa Carrara rivolge all’ultimo decreto firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che sancisce nuove gravi restrizioni per bar, ristoranti, pub, gelaterie e pasticcerie. “Un atto – si legge in una nota di Confcommercio – che, in pieno contrasto con i pareri delle Regioni, avrà effetti devastanti su una intera categoria, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro. E che colpisce un settore che certo non è la causa principale della ripresa dei contagi di coronavirus.

Ogni giorno sui social e sugli organi di informazione circolano le immagini di gente ammassate nelle metropolitane delle grandi città, oppure sui pullman e i treni che trasportano a scuola e al lavoro studenti e pendolari. Sono questi gli assembramenti che aiutano il virus a propagarsi e ce lo dimostrano in modo inequivocabile gli aumenti esponenziali di nuovi positivi registrati soprattutto nelle grandi città”. “Eppure – prosegue la nota – il Governo anziché predisporre sin dall’estate un piano adeguato per i trasporti, tanto per fare un esempio, si è fatto cogliere impreparato di fronte alla seconda ondata di covid.

E ora scarica tutto sui pubblici esercizi, presupponendo in modo completamente errato che 50 persone in un ristorante, con tavoli a debita distanza l’uno dall’altro, rappresentino una fonte di contagio maggiore di una folla ammassata all’interno di un treno della metropolitana”. “Già dopo il lockdown – insiste Confcommercio – molte attività non hanno riaperto o hanno chiuso poco dopo, non avendo avuto la forza di sopravvivere a 3 mesi di mancati incassi. Stavolta, sia detto a chiare lettere, dal punto di vista economico sarà un bagno di sangue senza precedenti.

Questo deve averlo chiaro il Governo, ma devono averlo chiaro anche le amministrazioni locali. I Comuni hanno il potere e il dovere, oggi più che mai, di intervenire con tutti i mezzi a loro disposizione per aiutare le imprese con agevolazioni, cancellazione di tributi e misure capaci di tenere in vita paesi e centri urbani. La nostra associazione lo ripete da tanto tempo e lo ribadisce oggi una volta di più: la morte commerciale di una città è anche la sua morta occupazionale e sociale”. “Il prossimo 28 ottobre – conclude la nota – a Firenze è in programma una manifestazione di protesta organizzata a livello nazionale dalla nostra federazione dei pubblici esercizi Fipe Confcommercio.

Noi ci saremo e auspichiamo una adesione massiccia anche dai nostri territori”.