Il vero Made in Italy in crisi: le proposte di artigiani e piccole imprese. 

La chiusura anticipata di bar e ristoranti, la proroga dello smarthworking e la limitazioni nel numero dei partecipanti alle cerimonie introdotte dall’ultimo decreto del Governo in materia Covid-19 rappresentano nuovi elementi di consolidamento della già complicata e fragile crisi economica ed occupazione per duemila di imprese a Massa Carrara legate alla filiera dell’agroalimentare Made in Italy e dell’intrattenimento (circa 1.000 ristoranti, 28 tra mense e catering, 800 bar e 116 tra gelaterie e pasticcerie) Tra i settori più colpiti c’è, secondo Cna, quello delle cerimonie e degli eventi, e relativa di filiera composta da una miriade di figure e partite Iva, nei confronti dei quali con semplici correttivi e con una fase di dialogo con gli addetti ai lavori, avrebbero potuto continuare ad operare in sicurezza. “Una seconda ondata era prevedibile ed abbiamo sempre detto che avremo dovuto imparare a convivere con il rischio di nuovi contagi, e non al contrario a paralizzarci. – spiega Andrea Borghini, presidente Cna Agroalimentare – Il nuovo Dpcm ci mette in difficoltà.

Il settore dell’Horeca e più in generale dell’agroalimentare Made in Italy che costituisce una delle colonne dell’economia e del turismo viene da mesi durissimi con fatturati dimezzati che il mese e mezzo di estate non ha certo colmato. Dispiace ancora una volta evidenziare la mancanza di ascolto da parte dell’esecutivo nei riguardi delle proposte avanzate dalla categoria, quale ad esempio la costituzione di un comitato di crisi formato dagli organi pubblici di ogni livello, dagli organi di controllo, dalle associazioni di categorie e da professionali del comparto per individuare gli interventi atti a consentire la prosecuzione dell’attività lavorativa delle imprese e la tutela della salute dei clienti e dei lavoratori. Ma crediamo che non sarà la chiusura anticipata dei locali ad evitare gli assembramenti, che continueranno nelle piazze e nei vari luoghi di ritrovo. Queste nuove misure ci stanno avvicinando ad un pericoloso punto di ritorno”.

La principale associazione degli artigiani è pronta, come sempre ha fatto, a portare proposte e suggerimenti al dibattito per sostenere le imprese nei prossimi mesi che si preannunciano non facili: dalla modifica del regolamento del credito circa la modalità di restituzione fino a 120 mesi e anche oltre al frazionamento delle tasse in più annualità fino all’alleggerimento del carico fiscale e contributivo che ormai ha raggiunto livelli insostenibili. “Lo smart working di molti uffici, sia pubblici che privati, sta causando danni enormi alle imprese dell’accoglienza, della ristorazione, ed al loro indotto. – spiega ancora Borghini – Il rientro al lavoro in presenza è un altro elemento importante. Ci sono attività la che dipendono da queste dinamiche.

Noi siamo convinti che la tutela della salute e la salvaguardia del sistema economico possono e devono procedere di pari passo”. Perplessità anche di fronte all’introduzione del bonus ristorazione per cui poco o nulla si sa: “è buona cosa ma non sarà strategica. C’è ancora molta confusione. Aspettiamo a fare valutazioni”. Cna è preoccupata anche per gli effetti nei confronti del vero Made in Italy: “quello che l’Italia vale nel mondo come marchio, lo si deve anche alla sua offerta ristorativa. – conclude Borghini – L’immagine che la ristorazione ha creato dell’Italia è quella del saper fare bene e con qualità, è quella di avere prodotti alimentari artigianali di qualità e servizi di eccellenza, tradizioni, paesaggio, arte, città e piccoli borghi storici.

E’ un’immagine che da sola ha contribuito al benessere di questo paese trascinando la domanda del “Made in Italy” alimentare e non solo”.