Il partito della Rifondazione Comunista dopo aver riunito lunedì 14 novembre il Comitato Politico Federale, ha deciso unanimemente, assieme al coordinamento comunale di Massa, di uscire dall’attuale amministrazione del comune capoluogo. Avevamo già manifestato le nostre perplessità rispetto al percorso intrapreso dal sindaco Volpi al momento del suo ingresso nel PD più di due anni fa e ancora di più nel momento in cui decise, circa un anno fa, un rimpasto di giunta al quale non abbiamo voluto prendere parte.

Rifondazione ha contribuito più di altre forze politiche che oggi sono in maggioranza alla costruzione del percorso che ha portato alle primarie e alla vittoria della coalizione nelle elezioni. Ma il progetto di allora, che aveva trovato nella Comasca il senso della propria proposta di città e di politica, è andato via via scemando ed oggi è definitivamente defunto. Ciò che doveva, almeno nelle nostre intenzioni, andare a costituire un gruppo di resistenza alle politiche neoliberiste attuate dal PD, proprio in virtù di un civismo libero da condizionamenti politici di livello superiore (nazionali e regionali), è in realtà diventato nient’altro che un altro gruppo di potere all’interno del PD. In uno scontro che dilapida le energie, pur presenti in talune realtà, in una guerra per bande fra correnti e gruppi di potere.

Abbiamo  provato in questi tre anni a contribuire al buon esito delle linee di programma che avevamo condiviso, abbiamo faticato non poco per  non cadere nelle pratiche conflittuali della maggioranza nella convinzione che la possibilità di rompere con le politiche amministrative delle passate amministrazioni fosse l’unica strada per il rinnovamento della città e per una nuova prospettiva per i massesi.

Oggi quella fatica si è fatta insostenibile soprattutto in visone strategica. Riconoscendo un tentativo di portare innovazione rispetto al passato dobbiamo rimarcare però come le contraddizioni politiche del Partito Democratico abbiano impedito di ottenere risultati corali della maggioranza, legando pertanto gli obiettivi ottenuti a singolarità e ad iniziative spesso individuali che hanno evidenziato una mancanza di linea politica condivisa.

La nostra è pertanto un’uscita politica.

Oggi il PRC esce per realizzare un percorso di opposizione alle politiche neoliberiste nella convinzione che si debba tonare ai bisogni delle persone e alla loro vita quotidiana, in un’ottica di cambiamento della società a partire dalle lotte dal basso. Da oggi il PRC tira una linea e ricomincia. Le scelte a livello comunale sono costrette all’irrilevanza da un patto di stabilità che strangola e non permette neanche una minima parte degli investimenti necessari; e, come i comunisti sanno benissimo, il problema fondamentale è nel capitalismo e nelle condizioni sociali che crea e che oggi devono essere cambiate con un progetto di alternatività rispetto al pensiero unico.

Il PD assieme ai poteri forti, nazionali ed internazionali, che rappresenta è il principale artefice di queste politiche, chi sta dentro questo contenitore non può porsi di traverso e ne  è, di fatto, complice.

Nonostante le difficoltà segnalate, il nostro partito in questi anni si è mosso e ha partecipato per avviare alcuni provvedimenti che crediamo abbiano contribuito al miglioramento della città e della qualità della vita dei cittadini. Il nostro lavoro è stato costante, quotidiano, finalizzato agli interessi della collettività, sempre in un’ottica costruttiva. Su queste tematiche, a cominciare dal regolamento degli agri marmiferi, dal passaggio dalle fase sperimentale a quello strutturale della raccolta differenziata, dalla rivalutazione della zona industriale, dalla salvaguardia del territorio, dalla pubblicizzazione dei servizi pubblici, dalle politiche di inclusione sociale, continueremo ad impegnarci e a portare il nostro contributo positivo, indipendentemente dalla nostra collocazione.

Continueremo ad impegnarci per una società più giusta e per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle classi più svantaggiate, per un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni, per riprenderci spazi di democrazia nella città, nei quartieri, ovvero là dove si cerca di eliminare qualsiasi forma di collettivo in virtù di un funzionamento aziendalistico, e quindi verticistico, dello Stato, con l’Unione Europea che detta la linea in base alle necessità dei grandi capitali e della finanza, i Governi nazionali che eseguono con la scusa della crisi e gli enti locali sempre più esautorati dei loro poteri effettivi. Per questo il nostro primo impegno sarà per la vittoria del NO al referendum del 4 dicembre contro lo snaturamento della Costituzione portato avanti dal PD.