“La notizia del sequestro conservativo dei beni di uno degli indagati per il cedimento dell’argine del torrente Carrione ottenuto dalla Corte dei conti toscana, è certamente positiva e credo che la magistratura contabile abbia agito efficacemente, fatto un lavoro puntuale e in tempi rapidi. In attesa che che la giustizia raggiunga le sue conclusioni, è confortante sapere che in caso di condanna il danno per le casse pubbliche potrà essere risarcito”.

E’ questo il primo commento del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, appena appresa la notizia che La procura della corte dei conti di Firenze ha ottenuto il sequestro conservativo dei beni (per un valore di 2,5 milioni di euro) del direttore dei lavori, uno dei presunti responsabili del danno provocato a Carrara in seguito all’alluvione del 5 novembre 2014, un evento che causò la rottura

dell’argine del torrente Carrione. Tra gli indagati figurano anche alcuni allora dirigenti della Provincia di Massa Carrara.

Era stato il presidente Rossi, nei giorni immediatamente successivi all’alluvione, ad istituire una commissione regionale amministrativa d’indagine sulla vicenda dicendosi “indignato” per quanto accaduto a causa di lavori non conformi al progetto e di una struttura di contenimento realizzata su quella vecchia, che non era stata demolita come invece avrebbe dovuto.

“In quell’occasione – ricorda Enrico Rossi – ebbi a dire che ci saremmo riservati di procedere ad un’azione di risarcimento civile per danno, perché la Regione aveva finanziato la realizzazione dell’argine con 4 milioni e che avremmo collaborato con le Procure per gli aspetti contabili e penali. Oggi riconfermo quella volontà, mi compiaccio che la magistratura proceda nei suoi accertamenti e del fatto che, se le responsabilità degli indagati saranno confermate, sarà possibile recuperare una parte dei fondi pubblici sperperati”.