“Gli artigiani devono essere coinvolti nel processo di rigenerazione della cultura e del saper fare locale in un’ottica di rilancio globale. E’ possibile solo se il patrimonio di tecnica e conoscenza di cui sono portatori può essere trasmesso alle future generazioni: per questo sosteniamo con forza la figura del ‘maestro artigiano’ con la quale la bottega torna a essere scuola”. E’ la strada indicata dal direttore della Confartigianato apuana, Gabriele Mascardi, durante la prima edizione del Creativity Forum Carrara for the Creative Cities che ha messo al centro il tema della rigenerazione urbana e della rinascita dei centri storici post pandemia, attraverso l’artigiano, l’artista, il saper fare e la creatività.
Un evento che ha portato a sottoscrivere la Dichiarazione di Carrara sul Ruolo dell’Artista e dell’Artigiano all’interno della quale Confartigianato ha sostenuto con forza quella che è indicata come la quarta priorità: “Far sì che tutti coloro che sono depositari di arte, di sapere, di tecniche di lavorazione possano essere coinvolti nel processo di rigenerazione – precisa ancora Mascardi – e individuiamo proprio nella figura del ‘maestro artigiano’ la realizzazione di questo principio essenziale. Oggi dobbiamo lasciarci alle spalle quanto accaduto negli utlimi venti anni, i luoghi comuni, gli errori anche gravi che sono stati commessi a tutti i livelli. La crisi dell’artigianato locale deriva da una serie cause concomitanti, dalla crisi dell’edilizia al mercato globale dominato dalla Cina, dalla tecnologia e dalla robotica che hanno fatto passare in secondo piano il ‘saper fare’, la capacità di fare e creare con le mani, l’anima dell’artigianato vero. Ostacoli che oggi dobbiamo travalicare perché ci sono le premesse culturali e sociali per ripartire, confluite nella nostra carta”.
Lo strumento, ribadisce il direttore di Confartigianato, esiste ed è la legge 53 del 2008 della Regione Toscana che “prevede la possibilità per qualsiasi artigiano di diventare ‘maestro artigiano’, a patto di soddisfare precisi requisiti. Questo può permettere di qualificare la propria bottega come ‘scuola-bottega’, sul solco di un’antica tradizione italiana e toscana che affonda le radici nel passato, e che permette alla stessa di operare come vera agenzia formativa in grado di accompagnare in un percorso di crescita e di trasmissione dell’esperienza da una generazione all’altra.
Uno strumento che permette anche di superare gli attuali limiti giuslavoristici. Purtroppo il percorso non è facile e spesso l’iter di riconoscimento come maestro artigiano finisce per incepparsi nelle maglie della burocrazia. Per questo – conclude Mascardi – lanciamo un appello alle istituzioni e alle parti sociali: diffondiamo e divulghiamo questa possibilità per gli artigiani di diventare maestri, mettiamo in moto il meccanismo, snelliamo la burocrazia, per tornare a fare cultura artigiana, a trasmettere l’anima di un saper fare per una vera ‘rigenerazione’. Serve uno sforzo della politica o tutte le belle parole messe sulla carta rimarranno tali”.