Gravissimo lutto nel mondo dello sport, dell’associazionismo e del commercio. Venerdì notte è morto Elio Fabrizi, aveva 80 anni: fu giocatore e allenatore di basket, presidente del Coni provinciale, figura di primo piano dei Veterani dello sport e in genere sempre impegnato nel valorizzare Carrara e i carraresi, dalla rivendicazione dell’epica impresa di Abu Sinbel alla idea di un museo per Nardo Dunchi, che di Abu Sinbel fu tra i protagonisti con il “Pipa” Andrei e altri. Un lega stretto, forte, a tutto tondo, con la città; si era impegnato moltissimo a promuovere iniziative culturali nella galleria D’Azeglio con il Bar Arlecchino gestito di sua moglie. Non faceva mai venire meno il suo sostegno a iniziative sportive e non. E proprio al bar nel centro di Carrara Fabrizi era solito trascorrere molto tempo da quando era andato in pensione dopo aver a lungo insegnato educazione fisica all’istituto Zaccagna, dove ha formato generazioni di studenti. Fu tra i primissimi laureati all’Isef, che all’epoca era solo a Roma. Elio Fabrizi ha scritto in particolare, insieme ad altri pionieri, pagine indelibili del basket: giovanissimo iniziò a giocare negli Amatori Pallacanestro Carrara, fondati nel 1952. Furono subito intuite le sue grandi doti e così nel 1958 esordì nel campo all’aperto dei Gesuiti, dove all’epoca giocava la squadra carrarese per poi trasferirsi all’ex Gil, sempre all’aperto. Altri tempi, certo. Ma l’impresa che in pochi anni fece l’Amatori Carrara è ora storia: la squadra raggiunse prima la serie B e poi nella stagione successiva l’ambito traguardo della serie A, con Marco Costi, Sabatini, Dazzi, Giovannelli, Granucci, Piccini, Corsi, Nicoli, e altri (allenatore Nadir Berchiorri, arrivava in Vespa da Lucca con Guglielmo Granucci)); la A era l’anticamera della massima serie del basket italiano che si chiamava Serie d’onore. Furono anni costellati da grandi successi ma anche tanti sacrifici e qualche delusione, come nelle migliori leggende sportive. L’Amatori Carrara sfiorò l’impresa di arrivare alla promozione in massima serie. Non ci riuscì ma nonostante questo, la squadra è entrata nella leggenda sportiva cittadina: a Carrara fu ospite l’Armata Rossa di Mosca, la Stella Rossa di Belgrado. Fabrizio smise di giocare quasi dieci anni dopo, nel 1967. Ma non si allontanò mai dal mondo del basket che era la sua seconda casa e così iniziò la carriera da allenatore e dirigente. Fu con Fabrizi alla guida che il Carrara Basket sfiorò di nuovo la A2 nei primi Anni 80, alla Dogali. Nel frattempo divenne insegnante di educazione fisica all’istituto Zaccagna di Carrara dove allenò diverse generazioni di carraresi. E sono tanti i ricordi e gli aneddoti dei suoi ex-alunni. Perché – raccontano – da professore metteva la stessa grinta e determinazione, ma anche grande passione, che aveva nei palazzetti dello sport. Fabrizi era un vero sportivo di quelli che si alimentano con lo sport e i suoi sani principi. E così si ritrovò per lungo tempo alla guida del Coni dopo la presidenza Salomoni. «Era un autentico uomo di sport», lo ricorda Erberto Galleotti. «Ha anche guidato il Coni dopo Salomoni. E con me è stato nei Veterani dello Sport. E’ sempre stato in prima linea quando c’era da promuovere lo sport e i suoi valori. Assieme abbiamo istituito i Veterani dello sport per portare avanti la memoria dello sport cittadino e degli sportivi. Abbiamo fatto premiazioni insieme di giovani emergenti e portato a Carrara tanti sportivi di primo piano. Era una persona che quando c’era da essere presenti lui c’era». Anche il Coni ha mandato un telegramma di cordoglio alla famiglia. Elio Fabrizi lascia la moglie Manuela e due figlie Anna e Elena. Domani pomeriggio alle 15,30 ci saranno i funerali in Duomo.

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