Tanti cavatori, moltissimi amici, gli ultrà della carrarese, i rappresentanti di istituzioni e sindacati e perfino una delegazione di una ditta dell’indotto di Ge.Oil&Gas che si è presentata alla cerimonia funebre con la tuta arancione da lavoro. “No, non lo conoscevamo ma da lavoratori ci è sembrato un dovere essere qui. Non si può partire la mattina, per andare a fare il proprio mestiere, senza avere la certezza di riportare la pelle a casa”, dicono.
E’ successo anche questo, oggi, ai funerali di Mauro Giannetti, il cavatore di 46 anni morto lunedì sotto un blocco di marmo. A salutarlo una folla di un migliaio di persone. Nelle panche della prima fila, in chiesa, il fratello Stefano e la compagna, in attesa del loro primo bambino che nascerà a marzo. I rappresentanti delle istituzioni, con in testa il sindaco di Cararra Angelo Zubbani e quello di Massa Alessandro Volpi, salutano e abbracciano i famigliari. Poi in chiesa cala il silenzio, entrano i sacerdoti di alcune parrocchie locali e poi il vescovo, monsignor Giovanni Santucci: è lui a officiare la cerimonia. In chiesa scende un silenzio composto. Fuori sono rimaste moltissime persone, parlano tra di loro, ricordano Mauro, la sua bontà e la sua generosità, si
interrogano sulle modalità dell’incidente e sulla scia di morti alle cave. C’è dolore, rabbia, incredulità.
Poi esce la bara. La folla saluta Mauro con un lungo applauso. E’ davvero l’ultimo.