“Non capisco le polemiche dei sindacati dopo che abbiamo detto che chi viene sorpreso a timbrare il cartellino e andare via deve essere licenziato in 48 ore”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi alla Reggia di Caserta.
Chi “timbra e se ne va” verrà “licenziato entro 48 ore” e “il dirigente che non procede al licenziamento rischia lui stesso di essere mandato a casa”. Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che assicura in un’intervista al Tg5 il “pugno duro” del Governo sui cosiddetti furbetti del cartellino, i famigerati fannulloni della Pubblica Amministrazione, che però il premier preferisce chiamare “truffatori” ricordando i casi di Sanremo e le recenti cronache di Roma. Insomma si tratta di passare da una media di 102 giorni per il licenziamento, tanti sono oggi necessari stando alle ultime statistiche della Funzione pubblica, ad appena due.
Sotto la lente del Governo, che porterà le misure in Cdm già il prossimo mercoledì, la falsa attestazione della presenza in servizio, con l’ipotesi di mettere subito fuori dall’ufficio chi viene colpito in flagrante. Finti malati, furbetti del cartellino, professionisti dello sciopero bianco sono da tempo nei pensieri dell’esecutivo e il nuovo caso della Capitale, con protagonisti alcuni custodi del Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari, ha probabilmente rappresento la goccia che fa traboccare il vaso. Alla lunga lista di provvedimenti targati Madia in rampa di lancio, oltre dieci, si aggiungono quindi le misure per rendere più facili i licenziamenti e probabilmente anche quelle per rafforzare lo strumento della visita fiscale, passando le competenze dalle Asl all’Inps, come polo unico per i controlli.
Un altro punto molto atteso è quello sulle partecipate pubbliche e qui Renzi garantisce che si punta a ridurle “da ottomila a mille”, visto che ce ne sarebbero tante che, spiega, “servono più a tenere in piedi qualche consiglio di amministrazione, qualche consulenza o direttore generale”. Il premier parla anche del regolamento che taglierà i tempi per la burocrazia, spiegando che l’obiettivo è “dimezzare” le attese per “le richieste alla P.a” sia da parte delle imprese che dei cittadini. Tornando al pubblico impiego, la delega Madia prevede in realtà un menu molto più ricco, tra la revisione dei concorsi e probabilmente anche il chiarimento del rapporto tra statali e Jobs act, o meglio articolo 18.
D’altra parte l’obiettivo del Governo è mettere a un punto un Testo Unico. Tutte poste per cui però la data orientativa resta relativamente lontana, si parla dell’estate. Quel che arriverà la prossima settimana è invece un intervento preliminare che mira a rivedere il procedimento disciplinare, che come massima sanzione prevede il licenziamento. La delega da cui dovrebbe discendere il decreto attuativo detta le linee guida, prevedendo di “accelerare e rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione” il procedimento.
Oggi l’iter dura in media più di cento giorni e non sempre l’azione disciplinare viene portata a termine: su sette mila procedimenti aperti ogni anno quelli che portano all’interruzione del rapporto di lavoro sono poco più di 200, di cui un centinaio per assenteismo. Per Renzi c’è in gioco la “credibilità” della Pubblica Amministrazione e i dipendenti che falsificano le presenze la “distruggono”. Accorciare i tempi, rispetto a quanto previsto dalla legge Brunetta, non è però la sola soluzione, dovrebbe arricchirsi anche la casistica delle situazioni punibili, con un focus sulle assenze reiterate (sempre di lunedì o venerdì) e su quelle di massa, quando di colpo mancano all’appello gran parte dei dipendenti di un singolo ufficio, dipartimento o corpo (il pensiero va al famigerato Capodanno dei vigili urbani di Roma).
Ma non basterà, c’è anche da rivedere la responsabilità del dirigente in materia e magari concedere poteri ‘speciali’ quando il dipendente ‘fannullone’ viene colto in flagrante. I sindacati però già storcono il naso, il segretario della Confsal Unsa, Massimo Battaglia, tra i promotori del ricorso alla Consulta sul blocco contrattuale, sottolinea: “vogliamo ricordare al Governo che le norme già esistono e che sono già concrete e certe”. Intanto dall’Inps fanno sapere di essere pronti a prendersi in carico anche i controlli sulle assenze per malattia degli statali. A palazzo Vidoni è stato istituito un tavolo tecnico per le valutazioni sia sui contenuti normativi che sulle risorse finanziarie da trasferire all’Istituto, che nel frattempo non è stato a guadare, tanto da avere avviato le attività amministrativo-tecniche necessarie per la gestione in via esclusiva dei controlli.