Grazie Roberto. Da oggi mi sento meno solo.
Ho cominciato ad interessarmi di arte e di critica da quando avevo 16 anni, e da allora ho sempre rifiutato di riconoscere come autentiche espressioni artistiche le performances provocatorie e le opere astratte prive di un indiscusso progetto , di un visibile lavoro di preparazione e di una capacità tecnica realizzativa capace di tramutare una semplice idea più o meno balzana in un manufatto originale ed apprezzabile da ogni punto di vista. Per questo nonostante le mie conoscenze sono sempre stato considerato un “ignorante”. Certo mi ha sempre confortato il fatto di essere in buona compagnia. Ho sempre saputo che la stragrande maggioranza degli italiani la pensa come me, e ho molto apprezzato le parole del ministro Bondi che, più o meno un anno fa, ha detto cose simili suscitando un vespaio ed attirando su di se accuse di ignoranza e incompetenza. La casta autoreferenziale dei sedicenti artisti buoni a nulla ma capaci di occupare pressochè tutte le cattedre nelle Università e nelle Accademie e di controllare il mercato con la complicità di critici (loro si) davvero ignoranti e prezzolati si sollevò immediatamente contro un Ministro la cui cultura personale è da sola superiore a quella della somma delle conoscenze di tutti coloro che lo hanno criticato. E nessuno ebbe più il coraggio di affermare con forza la più elementare delle verità. E allora mi permetto di rivolgere a tutti una domanda: chi tra le persone che non appartengono alla casta può pensare che i due “badoni” uniti da una catenella esposti nella precedente biennale fossero una vera espressione artistica ? Ma voglio essere ancora più provocatorio: chi tra i non appartenenti alla casta ritiene che il muro di cubetti di marmo di Sol Lewitt posizionato nel parco della Padula sia una vera opera d’arte ? Intendiamoci. So benissimo chi è Sol Lewitt, consoco la sua fama e le sue opere meglio di molti docenti con l’aria sussiegosa e la puzza sotto il naso. Ma il muro non mi piace ugualmente e lo ritengo un insulto all’intelligenza e alle belle arti.
Credo dunque che sia giunto il momento di smascherare la casta e di dire apertamente che “il re è nudo”, senza aver paura di essere tacciati di ignoranza solo perché qualcuno ha raccontato che solo gli stupidi non sono in grado di vedere lo splendido vestito del re. Altrimenti al posto di Mazzini potremmo anche non mettere nulla, raccontando magari che sul piedistallo abbiamo posto uno splendido gruppo del Laocoonte in marmo che si inserisce all’interno di una gigantesca nuova versione, realizzata in bronzo e in argento, della Pietà, il tutto per significare l’arroganza del potere che si attorciglia intorno al sentimento soffocandolo. Che importa se nessuno lo vede? Sono certo che la casta celebrerebbe questa realizzaione con toni altisonanti. E allora torno sull’apprezzatissimo intervento di Roberto Fantoni e ribadisco: “Grazie Roberto. Da oggi mi sento meno solo, e aspetto nuovi amici nel “Club dei veri amanti dell’arte”.
Lanmarco Laquidara
“le performances provocatorie e le opere astratte prive di un indiscusso progetto , di un visibile lavoro di preparazione e di una capacità tecnica realizzativa “.
Se si parte senza cercare di capire il lavoro di un artista ma ci si ferma solo alla forma, si rischia di non comprendere l’opera e confonderla con un pezzo di artigianato, che in questo caso starebbe effettivamente male nel giardino di casa, o per lo meno sarebbe al quanto bizzarra.
Spesso i rimandi di certe opere, che capisco possano risultare di facile esecuzione, hanno dietro un lavoro intellettuale complesso, che sfonda i muri del bello come si è soliti concepirlo, e effettuano un’indagine più complessa. Tra queste ci sono anche semplici e divertenti analisi, diciamo, sociologiche: sollevare un polverone con una statua, che probabilmente nemmeno verrà posizionata, al fine di innescare polemiche in una piccola città di provincia che appunto confonde opere d’arte con posa ceneri di marmo, risollevando questioni e diatribe sulle opere d’arte, vecchie almeno quanto il contenzioso tra pittura e fotografia.
Io, al contrario, mi sento sempre più solo.
Cavalucci è un bravissimo curatore, ha invitato Artisti di indiscussa forza espressiva. Se ci accostassimo all’arte contemporanea lasciando da parte i PRE-giudizi che la nostra unica cultura artistica del passato (…quando l’arte al tempo contemporanea era parte integrante della società) ci impone, avremmo qualche chance in più di comprensione.