Sono 31 ragazzi, con alle spalle problemi mentali, che vogliono riappropriarsi della loro vita, reinserirsi nel mondo socio-lavorativo e non essere più etichettati come malati psichiatrici. Nasce per questo l’associazione Auto-mutuo-aiuto, per tutelare i diritti di chi soffre, per sviluppare progetti, abbattere i pregiudizi sul pericolo sociale che rappresenterebbero queste persone. Invece, l’unico centro di socializzazione sul territorio incontra non pochi problemi perché una volta usciti dal Cim o dal reparto SPDC, i pazienti avrebbero bisogno di una casa e di un lavoro, dell’aiuto unito di tutti gli enti che invece opererebbero separatamente. Una mano alla cooperativa Pegaso Blue in galleria San Leonardo a Massa attiva dal 2002, arriva dal comune di Massa che si occupa dell’affitto, delle utenze e consegna annualmente 3 mila euro. Il sostegno arriva anche dalla asl, dalla Regione Toscana ed è capitato, anche dal ministero della salute. Fino a due anni fa anche il comune di Carrara finanziava le attività del centro, nato 20 anni proprio nella città del marmo, dove era la sede legale, con circa 2500 euro all’anno; poi l’affitto non è stato più rinnovato e, sotto sfratto, l’amministrazione ha dato loro gratuitamente più le utenze i locali della ex scuola materna di Torano. Ma l’associazione chiede anche i soldi che riceveva prima dell’amministrazione Zubbani, perché senza non riescono a tenere aperto. Le politiche sociali, dicono i ragazzi dal loro punto di vista, non sono più favorevoli a far riabilitare ex malati mentali. Intanto, i 9 pazienti carraresi sono presi in carico alla sede di Massa. Al centro della discussione anche due convenzioni firmate col comune di Carrara; una, già annullata, come ci conferma la dirigenze alle politiche sociali Daniela Tommasini, riguarda proprio l’apertura del centro di all’ex asilo di Torano. E’ stata cancellata, perché quella struttura, anche su segnalazione di altre associazioni, non è mai stata utilizzata nonostante fosse stata ceduta in comodato d’uso oltre al pagamenti di tutte le spese. L’altra convenzione è relativa alla creazione di una struttura di prima accoglienza abitativa. “Ma qua, il torto sarebbe nostro”, dice una rappresentante del centro un po’ ironicamente, “perché invece di rispettare alla lettera il protocollo, abbiamo accolto d’urgenza persone con sofferenze diverse dai problemi mentali, come ex tossicodipendenti. In quei casi, tre in tutto, l’amministrazione non avrebbe pagato la retta giornaliera.