Capisco che al giorno d’oggi dire ad un gruppo di ragazzi che sa usare il congiuntivo potrebbe sembrare più un’offesa che non un complimento; me ne dolgo. Invece voleva essere proprio un complimento. E capisco anche che per molti è difficile entrare nelle dinamiche di un giornalista che in poche righe deve sintetizzare quello che è avvenuto in un pomeriggio. Il fatto che poi io abbia menzionato i “figli di papà”, è stato solo per descrivere quel tipico contesto pomeridiano, dove era impossibile non notare la differenza di classe tra le due fazioni. Di certo tutti sanno che a destra come a sinistra ci sono i lavoratori, i ricconi, gli ignoranti e i professori. Sarebbe stato un luogo comune forse dire questo. Inoltre mi pare di non aver sortito reazione nei giovani di destra alla frase secondo me più importante, quando ho detto che da una parte c’erano programmi politici e idee e dall’altra solo l’eco dell’antifascismo e della Resistenza. Peccato, questo, proprio questo, avrebbe dovuto farvi piacere cara Azione Giovani. Invece oggi ci tenete a comunicare le professioni dei vostri genitori e i loro stipendi: leggo ad esempio di Federica che sul blog mi scrive di suo padre, che guadagna 1300 euro al mese; “cara Federica meglio non addentrarci in calcoli fuori luogo, perchè al giorno d’oggi fare i conti in tasca alla gente è pericoloso e c’è ci potrebbe rispondere alla tua affermazione: alla faccia del proletariato”, i tempi sono troppo cambiati”.  Capisco comunque anche la delusione di chi manifesta per ore e poi, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non vede rappresentato il suo sforzo dal mezzo di comunicazione, che in ogni caso ricordo, non essere al servizio di nessuno. Dunque ammetto che possa sfuggire ad un giornalista, che qualcuno abbia dato della escort a qualcun’ altra, o che le provocazioni siano state più pesanti da una parte che non dall’altra. Compito di chi manifesta è anche porre l’attenzione su ciò che vorrebbe fosse scritto o riportato, se è davvero quello che gli interessa. Inoltre le orecchie dei giornalisti sono spesso costrette a non sentire le frasi “sconclusionate” pronunciate vuoi dall’uno che dall’altro, che non meritano di essere riportate e che spesso non possiamo riportare, perchè la stampa non è un ricettacolo di offese o di  calunnie. Continuo dicendo che non c’era ironia nel mio pezzo, di nessun genere, perchè, per chi non lo sapesse, l’ironia è un sottile modo per dire una cosa e per intenderne un’altra, mentre io ho inteso  dire tutto quello che ho scritto. I giovani di AG  vogliono oggi ricordarmi che la destra è interclassista , che sono stufi dei comportamenti di chi inneggia a ideali di uguaglianza e ha case di 150 metri quadrati o il posto di lavoro al sicuro perché è lo stato a mantenerlo: ben venga, bene sia. Nessuno lo ha mai negato, c’è solo il luogo adatto per dirlo e non era il caso del mio articolo.

5 pensiero su “RISPOSTA AI GIOVANI DI AG OFFESI DALL’ULTIMO EDITORIALE”
  1. QUEST’ALTRA VOLTA magari un giornalista faccia cronaca senza dire opinioni personali

    questo e’ giornalismo

    riportare la cronaca tale e quale

  2. Cara Manuela, ho apprezzato la tua risposta e prendo atto di quello che dici. Certo la parola figli di papà ha dato un po’ noia, perchè come già scritto in ag di figli di papà non credo ce ne siano. Riguardo allo stipendio di mio padre, che viene considerato elevato vorrei dire che arriva ai 1300 euro facendo straordinari e lavorando anche il sabato. In famiglia siamo in 4, genitori e due figli. Paghiamo 500 euro di affitto e 120 di spese condominaili. Abitiamo in un appartamento semplice e in periferia. con quello che rimane,680 euro dobbiamo mangiare, vestirci e vivere con un minimo di dignità. La pizza posso permettermela una volta al mese (forse). Comunque capisco questo piccolo intoppo dovuto forse alla situazione comica del giorno. Ti apprezzo e stimo ancora di più.
    ps. non sono ne di ag e n di forza nuova. Mi trovavo li per caso venerdi scorso.

  3. C’è una cosa, e si chiama Editoriale, dove la testata, i padroni di casa, per intenderci, esprimono il parere sul fatto politico, sociale, economico più rilevante del giorno. Generalmente se non firmato, si attribuisce al Direttore. Giudicare cosa è il giornalismo, da cosa non lo è, implica l’avere mai letto un giornale. Quest’altra volta, magari. Chissà.

  4. Eh no! Signor “antagonista di destra” cominciamo innanzi tutto a distinguere i fatti dalle opinioni.
    I fatti sono fatti e quindi hanno una loro valenza certa. Le opinioni hanno pari valore che piacciano o meno. Se si scende in piazza ci si espone al giudizio di chi guarda. Direttamente oppure indirettamente attraverso la televisione. Da qui l’accettazione o meno dell’opinione altrui compresa quella dell’editorialista. Se ciò non lo si accetta non ci si espone. L’esercizio è difficile ed è alla base del vivere democratico. Qui però il ragionamento si fa molto serio e non così teorico come sembra. In ogni caso vale sempre ciò che diceva un uomo qualche anno fa “Giudicate e sarete giudicati”, ma mi sembra che abbia fatto una brutta fine.

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