Da giorni stiamo assistendo nel ns. territorio alla parata dei vari candidati al prossimo Parlamento, ognuno sicuro che il proprio schieramento  vincerà e certo di avere la formula magica per far ripartire l’Italia.

Orbene ne prendiamo atto e con imparzialità diciamo vinca il migliore.

A scuola era un ritornello – anche piacevole, talvolta – per ricordare una regola della grammatica latina. Vale a dire: “spero, promitto e iuro reggono l’infinito futuro”; nella costruzione di una frase in latino, quindi, dopo questi tre verbi bisogna coniugare quello successivo con l’infinito futuro. L’infinito futuro non esiste nella grammatica italiana mentre in latino equivale alla forma “stare per amare (forma attiva) o stare per essere amato (forma passiva). La simpatica filastrocca “spero, promitto e iuro” sembra tornata prepotentemente in auge sulla bocca dei politici  e di dirigenti di varia estradizione. . Una gran quantità di “spero, promitto e iuro” e, ovviamente, una altrettanta carrettata di “infinito futuro”. Dove sono andati a finire tutti i parlamentari  che a suo tempo avevano dato assicurazioni e avevano sparso a piene mani speranze? Scomparsi. Svaniti nel nulla. Oscurati da formali e fumosi comunicati stampa di perenne soddisfazione. Soddisfazione per cosa? Non è dato saperlo, anche se i politici ci hanno abituato a questi “virtuosismi” che durano lo spazio di una campagna elettorale.

Speriamo che non si aggiunga a spero, promitto ed iuro anche illudo, versione da salotto del più colorito “prendere per il …..”.

Non si può continuare a dire e non fare.

Lo sviluppo passa da molte riforme, sempre enunciate e mai realizzate: riforma del fisco, della giustizia, del lavoro, della sanità ecc.

Le ns. imprese sono assillate da sempre maggiori adempimenti burocratici. Vessate in continuazione dal fisco. Additate come evasori.

Ma senza impresa, un’impresa che la politica deve aiutare a crescere per far crescere l’economia e lo sviluppo economico sociale, i giovani quale futuro avranno? L’occupazione non si crea da una costola o dalla creta, ma dalla volontà di chi ha oggi il coraggio di investire in iniziative imprenditoriali che hanno bisogno di sostegno.

Attualmente mancano piani di sviluppo industriale, incentivi, finanziamenti a sostegno degli imprenditori. In maniera rilevante per quanto riguarda il ns. Territorio abbandonato a se stesso dalle Amministrazioni, dalla Politica.

Abbiamo dei parametri come quelli del Sud Italia. Ma al Sud vengono dirottate la maggiori risorse.

Recuperare  la Zona Industriale attraverso incentivi  di natura fiscale, finanziaria e previdenziale per chi delocalizzasse l’ impresa sul nostro territorio, evitando una emigrazione all’estero, significherebbe dare vita ad un nuovo sviluppo socio economico che porti lavoro e tranquillità economica.

Solo con la nascita di nuove imprese ed il consolidamento di quelle in essere si può dare lavoro, non con il jobs act che ha portato solo incremento nelle forme contrattuali non a tempo indeterminato.

Si dice che ogni promessa è debito. Se la memoria vi difetta fatevi il classico nodo al fazzoletto. Gli Italiani non hanno più neanche quello a suon di asciugarsi le lacrime.

Il Segretario Generale

Roberto Manfredi