intervento di Assindustria di Carrara

assinustriaNon diamo lezioni ma neppure ne accettiamo dalla coalizione di governo dell’Amministrazione di Carrara.

Non c’è da imparare da partiti che recitano enfaticamente il loro dover “rispondere ai cittadini”, ma si sottraggono nel dare giusto conto delle politiche di bilancio e di quali politiche di sviluppo hanno messo in campo nelle ultime legislature.

Una coalizione che afferma di avere iscritto nel suo Dna politico il principio della trasparenza non dovrebbe avere difficoltà nel rendere esplicito in quali opere e servizi per i cittadini sono state redistribuite le risorse “del marmo”. La coalizione di maggioranza e l’Amministrazione spieghino ai cittadini perché, per esempio, la Progetto Carrara “costava” 600.000 euro fino al 2011 per poi lievitare a più di 2 milioni negli anni successivi. Si informino i cittadini particolarmente “indisciplinati” di Carrara, (il Comune di Carrara ha accertato nel 2013 per violazioni al codice della strada 1.900.000 euro a fronte dei 587.000 di Massa), del perché l’armonizzazione del sistema tariffario predisposta nell’Amministrazione Conti, comprensiva dei Beni estimati e che ha garantito un gettito medio annuo di 15 milioni di euro, è stata poi buttata all’aria. Rendano comprensibili agli imprenditori, se essi non sono ritenuti cittadini minori, quali sono i criteri di stima del valore dei vari materiali che, in alcuni casi,  con gli ultimi provvedimenti, hanno prodotto un ulteriore aumento del 60% rispetto a due anni fa.

Se non viene spiegato questo, la formula generica “il settore deve pagare il giusto” non avrà mai una definizione certa, in quanto soggetta alle discrezionali esigenze di cassa dell’Amministrazione,  indipendentemente dalla sua efficienza di governo e dalla corretta ed efficace allocazione delle risorse: per cui, se oggi 19 milioni non sono ritenuti il “giusto”, anche 30, di là della loro insostenibilità come pressione fiscale, potrebbero non esserlo.

Abbiamo comunque insistentemente ribadito la nostra disponibilità ad affrontare insieme alla altre categorie, in modo inequivocabile e risolutivo, la questione economica. Peccato che la Giunta comunale nell’ultima delibera abbia sottolineato che “non è interesse del Comune aprire una nuova fase di concertazione né con le associazioni di categoria né con le singole imprese”.

A noi sembra che se c’è qualcosa di “ottocentesco”, questo sia l’arroccamento ideologico di una Amministrazione alla quale sembra più interessare una battaglia “di popolo” sui Beni estimati che non fare una politica “per il popolo” assicurando la certezza delle risorse finanziarie.  E, di là dei pareri storico-giuridici che comunque faranno il loro corso, cercando di usare il buon senso, vorremmo sapere se viene appellato come “privilegio di un diritto post-feudale” anche quel diritto reale di proprietà che un cittadino ha sulla propria attuale abitazione, magari edificata nell’800,  ed acquistata a seguito di vari passaggi di compravendita tra privati nel corso del tempo.