Un colpo di scena che il Comune di Massa difficilmente poteva aspettarsi, soprattutto dopo il via libera ottenuto dal consiglio comunale.
La Variante semplificata al Regolamento urbanistico, riguardante il lotto ex Dalmine, è stata bocciata dalla commissione paritetica interistituzionale, con sette voti contrari e uno favorevole. Una decisione che ribalta le aspettative dell’amministrazione comunale e getta nuove ombre sul futuro del progetto.
La proposta prevedeva la riqualificazione di un’area produttiva dismessa di circa 11.800 metri quadrati, situata all’incrocio tra via Olivetti e via Massa-Avenza, con la possibilità di edificare circa 5mila metri quadrati di nuove strutture per il commercio all’ingrosso, compreso l’alimentare. Un progetto che avrebbe potuto portare nuove opportunità occupazionali, sostenuto dalla società Sogegross, ma che fin dall’inizio aveva incontrato forti resistenze da parte di sindacati, operatori economici e istituzioni.
Il no della commissione paritetica, composta da rappresentanti di Regione, Provincia e consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, si è basato sulla non conformità del progetto rispetto agli strumenti urbanistici di riferimento. In particolare, la variante è stata giudicata in contrasto con il Piano territoriale di coordinamento provinciale e il Piano di indirizzo territoriale regionale.
L’amministrazione comunale, rappresentata al tavolo dal sindaco Francesco Persiani e dall’assessora Alice Rossetti, ha tentato di difendere il progetto puntando sulle prospettive occupazionali e sul rilancio dell’area, ma le argomentazioni non hanno convinto i membri della commissione. A pesare sulla decisione anche il parere negativo, seppur non vincolante, espresso dall’assemblea dei soci del Consorzio Zia e le osservazioni critiche presentate da Regione e Provincia, che gli uffici comunali avevano in gran parte rigettato.
Ora per il Comune si aprono due scenari: impugnare la decisione della commissione paritetica davanti al Tar, con l’obiettivo di far valere quanto approvato dal consiglio comunale, oppure rimettere mano al progetto, ripartendo da zero con tutte le tempistiche e le complessità che un nuovo iter comporterebbe.
Una battuta d’arresto pesante per l’amministrazione, che dovrà decidere rapidamente come muoversi per evitare che l’area ex Dalmine resti ancora a lungo un’incompiuta nel tessuto produttivo della città.