Grazie all’ablazione transcatetere con radiofrequenza si possono eliminare definitivamente le aritmie, con netto miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti.Questa procedura viene garantita ormai in maniera usuale nella struttura di Cardiologia dell’ospedale Apuane, diretta da Giuseppe Arena che è anche referente per l’Asl Toscana nord ovest per l’aritmologia interventistica.
L’ablazione transcatetere, che ha appunto l’obiettivo di rendere inattive le strutture responsabili della tachicardia sopraventricolare, curando spesso in maniera definitiva la persona che ne è affetta, viene eseguita durante breve ricovero ospedaliero, in anestesia locale e mediante speciali sonde introdotte attraverso le vene. In questo modo è possibile valutare le caratteristiche elettriche del cuore e provocare, attraverso degli impulsi elettrici, l’aritmia di cui il paziente è affetto identificandone con esattezza il meccanismo responsabile.
Questo esame prende il nome di studio elettrofisiologico. Successivamente ha inizio la fase di “mappaggio” attraverso la quale viene ricercata e localizzata con precisione l’area responsabile dell’aritmia, attraverso lo spostamento di una delle sonde introdotte all’interno del cuore. Una volta identificata, l’area viene resa inattiva mediante la creazione di una piccola “cicatrice” provocata dal passaggio di una corrente che genera calore (radiofrequenza) trasmessa attraverso la sonda. Questa fase prende appunto il nome di ablazione transcatetere, le cui complicanze sono molto rare. La procedura è inoltre indicata per pazienti di tutte le età.
“Ad esempio nei giorni scorsi – sottolinea il dottor Arena – abbiamo preso in carico per una problematica di questo tipo un paziente di appena 17 anni, affetto da anni da una forma di cardiomiopatia dilatativa con marcata riduzione delle capacità fisiche.
In precedenza era stato curato, non qui nel nostro territorio, in maniera aspecifica con farmaci dello scompenso. Abbiamo però rilevato che si trattava di una forma cosiddetta di tachicardiomiopatia ossia di cardiomiopatia causata da una forma persistente di tachicardia atriale insensibile alla terapia farmacologica. Il paziente è stato sottoposto a studio elettrofisiologico transvenoso per mezzo del quale è stata posta diagnosi di sede di tachicardia atriale iterativa, ad origine dalla parete posteriore dell’atrio sinistro. L’ablazione transcatetere con radiofrequenza è stata nel suo caso efficace nell’eliminare definitivamente l’aritmia, con un significativo miglioramento delle sue condizioni”.
“Questo è uno dei casi paradigmatici – chiude Giuseppe Arena – delle forme di disfunzione ventricolare conseguenti a varie forme di tachiaritmie, condizione nota (ma non sempre diagnosticata, se non si hanno le competenze per farlo) come tachicardiomiopatia, trattabile definitivamente, appunto, con le varie tecniche di ablazione transcatetere”.