Abbiamo appreso dagli organi d’informazione dapprima che l’amministrazione comunale di Carrara vuole candidare la città a capitale italiana della cultura per il 2027, e poi che anche quella di Massa ha deciso di fare altrettanto ma per il 2026.
L’impressione è che sia diventata quasi una gara allo sprint a chi arriva prima e a chi cerca di fare meglio… Ricordiamo che era una proposta al centro del programma del candidato sindaco Guido Mussi e del PRI alle recenti elezioni amministrative di Massa, la quale, nello specifico, guardava al 2028 e si basava sul trecentennale della nascita del compositore Pietro Alessandro Guglielmi.
Fermo restando il fatto che la nomina non è automatica ma viene decisa al termine della selezione delle richieste pervenute, il percorso richiede comunque la mobilitazione di personalità, enti, istituzioni e associazioni, oltre all’utilizzo di risorse pubblico/private a sostegno della promozione della candidatura. Se poi si ottenesse la vittoria, ciò significherebbe per la città la possibilità non solo di allestire iniziative culturali nel corso dell’anno – destagionalizzando quindi il movimento turistico -, ma anche di avere grande visibilità, realizzare opere di riqualificazione e gettare le basi di strutture permanenti. Insomma, il PRI riteneva di utilizzare la cultura come volano di rilancio del territorio massese.
Che un progetto del genere sia vantaggioso economicamente oltre che stimolante per mobilitare la città, lo dimostra il fatto che sia Carrara che Massa hanno avviato percorsi in questa direzione. Un progetto può essere buono oppure cattivo: se è buono, non è di sinistra o di destra ma è a vantaggio della collettività.
In merito all’iniziativa promossa dall’amministrazione comunale di Massa, non si possono non sollevare alcune obiezioni. Innanzitutto, una questione di correttezza: dato che viene ripresa una proposta lanciata da un’altra forza politica, sarebbe stato gradito da noi repubblicani essere almeno informati dell’intenzione di presentare la candidatura a capitale della cultura.
In secondo luogo, una questione di metodo: la proposta del PRI partiva dall’anniversario di Guglielmi per creare intorno ad esso un progetto, mentre la giunta Persiani ha promosso un bando di idee. Che quella indicata dai repubblicani fosse la strada da seguire, lo dimostra il successo del Comune di Pesaro per il 2024 che ha preso spunto dall’anniversario di Rossini, così come Viareggio aveva avanzato la candidatura intorno al centenario della morte di Puccini.
Giusta l’apertura alle realtà cittadine, ma sarebbe stata opportuna e doverosa in seconda battuta in base a un tema preciso. Si può ipotizzare che l’amministrazione abbia compreso le opportunità che offre un’iniziativa del genere ma che non abbia chiaro come costruirla. Oltretutto, data l’importanza dell’iniziativa, non si capisce perché non sia stata informata meglio la città del bando, in modo da coinvolgere il maggior numero di soggetti possibile.
Infine una questione di strategie: che senso ha candidare Massa per il 2026 e Carrara per il 2027? Non sarebbe stato più opportuno presentare un progetto unitario per dare più forza all’iniziativa, visto anche che la concorrenza è numerosa (altre 25 città) e sicuramente agguerrita? Fra l’altro le tematiche intorno alle quali sviluppare un percorso che potesse portare ad una candidatura comune ci sono, come ad esempio la filiera del marmo o la dinastia dei Cybo Malaspina. Dopo tutto è questione di buonsenso e di strategie a favore del territorio, non di ripicche o campanilismi.
Per il bene di Massa ci auguriamo di sbagliare, ma l’impressione è che l’amministrazione stia correndo il rischio di presentare una candidatura debole e di disperdere risorse che si potrebbero impiegare meglio.
Sezione “Giuseppe Mazzini” di Massa – Partito Repubblicano Italiano