“Le bonifiche rappresentano un punto chiave per il rilancio economico e industriale del territorio. Stiamo seguendo con apprensione gli sviluppi del ricorso al Tar che vede coinvolti Edison, come erede di Farmoplant, Ministero dell’Ambiente e Arpat: fare luce su chi ha inquinato il nostro territorio è una priorità inderogabile perché non possiamo permettere che dopo decenni a pagare il risanamento ambientale sia lo Stato, che siano quindi i cittadini e le nuove imprese insediatesi nell’area, incolpevoli di ciò che qui è successo fino alla fine degli anni ’90.

E in attesa di sapere che cosa decideranno i giudici del tribunale amministrativo, siamo letteralmente rimasti senza parole nello scoprire che il Comune di Massa non si è costituito in giudizio pur essendo chiamato in causa. Così facendo ha lasciato il nostro territorio senza voce in capitolo su ciò che verrà deciso a Firenze”.

E’ una presa di posizione netta e chiara quella del presidente di Confartigianato Massa Carrara, Sergio Chericoni, che entra così nel merito di uno dei grandi temi irrisolti della provincia apuana: “Non si può parlare di bonifiche se non si parla di colpevoli dell’inquinamento. Dei terreni come delle acque sotterranee. Perché la strategia deve essere portata avanti in parallelo su entrambi i fronti. Da un lato bisogna capire come risanare, e in fretta, le aree inquinate da decenni di industrie della chimica che avevano la sede nella Zona industriale apuana. Quindi ben venga il progetto unitario di bonifica della falda di Sogesid.

Dall’altro però bisogna inchiodare i responsabili alle proprie responsabilità così da costringerli a pagare i milioni di euro che serviranno a restituire dignità a questo territorio dopo oltre 30 anni di colpevoli silenzi”. Ma la strategia degli enti pubblici a oggi sembra essere stata fallimentare: “Ci risulta che il Consulente tecnico d’ufficio nominato dal Tar non abbia preso nella giusta considerazione i risultati dello studio di Sogesid – prosegue Chericoni – e questo anche perché quel documento sta andando avanti con una lentezza snervante: doveva essere pronto a primavera, così da poterlo utilizzare nel contenzioso al Tar. E invece soltanto all’inizio di settembre la società in house del Ministero dell’Ambiente ha consegnato una prima revisione della bozza alla Regione, al Ministero stesso e ai Comuni di Massa e Carrara.

E al tempo stesso la mancanza più grave è stata poi quella del Comune di Massa che non si è costituito in giudizio: ha perso l’occasione di poter dare voce al nostro territorio avvelenato, di portare rilievi tecnici capaci magari di indirizzare la causa in una direzione favorevole al pubblico interesse”. Si resta quindi in attesa della sentenza dei giudici del Tar così come di conoscere pubblicamente i progetti di bonifica: “Non vogliamo essere messi di fronte al fatto compiuto – dice ancora il presidente di Confartigianato -. Vogliamo conoscere per essere coinvolti, magari con un tavolo di coordinamento che metta insieme le associazioni datoriali e i sindacati. Stiamo parlando di bonifica, di risanamento ambientale del territorio che potrà sbloccare finalmente un’economia congelata da decenni: pratiche burocratiche più snelle, abbattimento dei costi a carichi delle aziende per analisi di rischio, smaltimento terreni inquinati e gestione dei pozzi di controllo della falda

. E poi lo sblocco dei terreni che tramite il Consorzio Zia potranno essere acquistati e messi all’asta per la valorizzazione industriale dell’area. Un tema su tutti: i 17 ettari dell’area ex Enichem. Appetibili per dimensioni e vicinanza alle principali infrastrutture di trasporto, dalla ferrovia al porto. E’ una partita che non possiamo perdere. Figuriamoci se potevamo permetterci di non partecipare”.