Non più di una settimana fa il sindaco di Carrara Angelo Zubbani in commissione marmo aveva espresso la necessità di una legge nazionale che disciplini in modo chiaro i beni estimati nelle cave di Carrara. Ed ha lanciato un appello ai consiglieri comunali affinché chiedano ai propri partiti di sollecitare il Parlamento a varare una legge nazionale. L’appello, quasi a sorpresa, è stato raccolto da Legambiente Nazionale che ha scritto una missiva al Presidente della Commissione “Territorio, ambiente e beni ambientali” del Senato e al al Presidente della Commissione “Ambiente, territorio e lavori pubblici” della Camera dei Deputati, quest’ultimo, Ermete Realacci, che è stato presidente dell’associazione, affinché venga preso «un provvedimento legislativo che riconduca i beni estimati al patrimonio indisponibile del Comune di Carrara e, quindi, in buona sostanza della collettività».

«Che i beni estimati siano ricondotti al patrimonio indisponibile del Comune di Carrara è di fondamentale importanza per il perseguimento dell’interesse generale – scrive Legambiente – dal momento che, proprio per la coesistenza nella stessa cava di porzioni di agri marmiferi comunali e beni estimati, il Comune è impossibilitato a mettere a gara le concessioni, con grave danno economico per la collettività».

Legambiente fa riferimento nella lettera al parere dell’Antitrust e prosegue evidenziando che «il riconoscimento della proprietà pubblica di tutti gli agri marmiferi consentirebbe al Comune di procedere a una razionalizzazione dei bacini estrattivi, premessa indispensabile per una maggiore sicurezza nelle lavorazioni di cava e per un regime di più stringente tutela degli ecosistemi apuani».