Il Tribunale di Massa ha condannato il Comandante ed il Direttore di Macchina della nave general cargo TROY-Y, all’epoca battente bandiera moldava, ad una ammenda di Euro 15.000 ciascuno e al pagamento delle spese processuali per “inquinamento colposo” da idrocarburi causato dalla stessa nave nel porto di Marina di Carrara, a fine dicembre dell’anno 2012.
La condanna dei due membri dell’equipaggio è avvenuta ai sensi degli articoli 9 e 4 del Decreto Legislativo 202/2007, che vieta ad ogni nave di sversare in mare (anche nei porti) sostanze inquinanti (quali gli idrocarburi). I fatti risalgono alla notte fra il 19 ed il 20 dicembre di quattro anni fa ed all’allarme per una vasta chiazza di materiale oleoso scuro che, di notte, aveva invaso il porto di Marina di Carrara ed aveva visto l’immediato intervento degli uomini della Capitaneria.
Dopo i provvedimenti di urgenza presi per fronteggiare l’inquinamento, una dettagliata ispezione in area MARPOL (Convenzione internazionale sulla prevenzione degli inquinamenti causati dalle navi) degli ispettori della Guardia Costiera apuana a bordo della nave TROY – Y, aveva permesso di accertare il passaggio di bunker da una cassa di combustibile per l’alimentazione del il motore termico principale ad una cassa di zavorra, per la rottura di un tubo sonda che la attraversava, con conseguente trafilamento dell’idrocarburo nella cassa dell’acqua. La nave, durante le operazioni di caricazione, pompando fuori bordo l’acqua di zavorra aveva, così, spinto in mare anche questo olio combustibile denso.
Ispezioni venivano eseguite anche sotto la carena della nave, con personale subacqueo specializzato, all’uopo nominato “ausiliario” della Polizia Giudiziaria operante, con raccolta di campioni e materiale probatorio video-fotografico.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Massa, si sono sviluppate con la collaborazione dell’ARPAT, cui venivano inviati i campioni di idrocarburo prelevati a bordo della nave e nello specchio acqueo portuale.
Le analisi fisico chimiche, eseguite dall’ARPAT sui campioni, confermavano l’assoluta compatibilità fra il combustibile recuperato in mare e quello appreso a bordo della nave, apparendo perfettamente corrispondenti i parametri chimico-fisici di riferimento.
Parallelamente all’indagine penale gli uomini del team ispettivo Port State Control della Capitaneria di Marina di Carrara avevano provveduto, in via amministrativa, a detenere la nave (classificata dal Venezuelan Register Of Shipping, che rilascia il 90% dei certificati di sicurezza alla nave, per conto della bandiera moldava) per 18 gravi carenze riscontrate a bordo (di cui otto motivo di fermo) inerenti, oltre alla descritta carenza strutturale (tubo sonda cassa di zavorra rotto) le dotazioni di sicurezza, la preparazione dell’equipaggio, le misure di prevenzione dell’inquinamento ed il sistema di gestione di sicurezza (Safety Management System). La nave era poi stata bandita da, per tre mesi, da tutti i porti dell’UE, perché, battendo una bandiera inserita nella c.d. black list, non si era recata per le riparazioni al cantiere navale ed al porto concordato.
La nave TROY – Y, ricordiamo, è una delle sei navi bandite ed una delle 23 navi detenute nel porto di Marina di Carrara dal 2012 ad oggi.
Le attività di controllo, ricordiamo, sono svolte nell’ambito delle Convenzioni Internazionali, applicabili alle navi mercantili impegnate in viaggi internazionali, che sono tese alla costante verifica delle condizioni di sicurezza, delle condizioni di vita e di lavoro degli equipaggi imbarcati ed alla protezione e salvaguardia dell’ambiente marino (come la MARPOL 73/78). L’attenzione massima sarà posta, nell’ambito delle procedure previste, nei confronti di questa tipologia di navi (General Cargo) e di quegli armatori e noleggiatori (spesso senza scrupoli) che utilizzano navi sub standard – insicure – al solo fine di avere minori spese e fare, quindi, maggiori utili.