Il tema della sanità ha per questo territorio una centralità assoluta e sta conoscendo profondi cambiamenti, a cominciare dall’aspetto normativo e organizzativo:  dopo che la legge 84 ha ridotto il numero delle ASL a tre, si è aperta la discussione in merito all’esigenza di razionalizzare anche le 34 aree Distretto e Società della Salute. In quest’ottica è emersa l’ipotesi per le nostre aree di accorpamenti con zone limitrofe che potrebbero essere molto dannosi per varie ragioni. La prima è rappresentata dal fatto che Massa, Carrara e Montignoso si sono costituite in Zona Distretto, solo recentemente e dopo un tribolato iter durato anni, e hanno ai loro confini due Società della Salute, quella della Lunigiana e quella della Versilia, ormai consolidate e dotate di una loro fisionomia ben specifica. Un accorpamento con entrambe o con una delle due significherebbe mettere insieme realtà gestionali profondamente diverse, con la conseguenza di snaturare  i tratti fondamentali di un intero sistema territoriale. In secondo luogo un accorpamento comporterebbe la realizzazione di un’unica zona con una popolazione molto ampia e con una superficie  assai disomogenea; mettere insieme la Zona Distretto della Apuane e quella della Versilia produrebbe  una zona con oltre 300 mila utenti. Nel caso di accoprpamento con la Società della Salute della Lunigiana sarebbero sacrificate alcune zone montane in difficoltà e verrebbero meno le caratteristiche positive acquisite nel tempo dai due sistemi. Dunque la proposta avanzata dall’ Assemblea regionale dell’ ANCI di non procedere ad accorpamenti coglie bene la necessità sostenuta con forza dal territorio di non modificare la geografia delle zone, nella piena consapevolezza che la recente riorganizzazione  delle Aziende Sanitarie imponga una maggiore capacità proprio per le Zone Distretto e per le Società della Salute di far valere le esigenze dei territori. L’accorpamento delle Asl prevista dalla legge 84 ha un senso infatti solo se si accompagna ad una organizzazione dei servizi socio-sanitari molto legata ai territori e quindi in grado di integrare i servizi di cura e di assistenza nell’ambito di un progetto di eccellenza. Ora è davvero fondamentale, quindi, che il Consiglio Regionale, a cui spetta la decisione finale, accolga la proposta di ANCI.  La seconda questione riguarda le risorse e si tratta di un tema che la Regione deve cogliere in tutta la sua estensione; non è realizzabile un sistema di cure per acuti, centrato sui nuovi ospedali, senza una sanità territoriale pienamente finanziata. Nei nostri territori servono risorse vere per le Case della Salute, che devono essere messe sul tavolo dalla Regione, servono più quote sanitarie per migliorare la qualità e soprattutto la quantità dell’assistenza, serve un ulteriore potenziamento delle cure intermedie, in parte già avviato; serve in estrema sintesi una politica di sviluppo del territorio che è la condizione per rendere efficace la riforma introdotta dalla legge 84 e dalla revisione della legge 40. E’ molto difficile pensare che ad esigenze di questo tipo si possa provvedere con forme di sanità privata, che possono semmai costituire una parziale integrazione dei servizi, ma difficilmente possono assolvere a funzioni sostituitive dell’intervento pubblico rispetto al quale il tema decisivo è piuttosto quello di stabilire un principio di giustizia sociale nella contribuzione alla spesa sanitaria. C’è poi la questione del Noa che presenta molteplici aspetti da approfondire, e che certamente possono essere migliorati, partendo dal principio chiaro che la qualità dei servizi passa dalla qualità del personale, nelle cui selezione, soprattutto in quella delle figure apicali, è indispensabile l’assoluta centralità delle competenze, al di fuori da ogni valutazione di natura politica. E’ bene, però, che venga fatta chiarezza immediata anche sulla questione della cessione delle quote della società Astaldi, costruttrice dei nuovi ospedali, perché si tratta di un tema delicatissimo dal momento che tale cessione non può avvenire prrima del collaudo amministrativo finale delle opere e solo dopo la verifica da parte delle aziende sanitarie del possesso, da parte del nuovo acquirente, di tutti i requisiti di legge.

 

Massa, 18 maggio 2016                                                                    L’Amministrazione Volpi