«Massimo impegno per accertare le responsabilità rispetto a quanto accaduto, per poter garantire la sicurezza dei lavoratori che continuano ad essere impegnati in questa cava»: parola di Camilla Fabbri, senatrice del Pd alla guida della commissione Infortuni sul lavoro che questa mattina ha effettuato un sopralluogo alla cava 171, quella dell’ultimo doppio incidente mortale. Insieme alla fabbri, altri due componenti della commissione, Daniele Borioli (Pd) e Sara Paglini (M5S) che da parlamentare del territorio aveva chiesto già in tempi “non sospetti” ovvero prima della tragedia del 14 marzo, l’apertura di un’inchiesta sulle morti in cava. I tre senatori, accompagnati dal procuratore capo Aldo Giubilaro e dalla responsabile del dipartimento prevenzione infortuni sul lavoro Maura Pellegri, hanno visitato il sito della frana, dove li ha raggiunti anche il sindaco di Carrara Angelo Zubbani. Scesi dalla cava, i tre senatori sono stati accolti da un gruppo di cittadini, che si è limitato a mostrare ai membri della commissione uno striscione tanto breve quanto eloquente che recitava, “i cavatori non risorgono, le apuane non ricrescono”. A parlare, con racconti dettagliati e accorati, sono stati inceve i cavatori dei Cobas marmo, che hanno raccontato ai tre parlamentari tutte le difficoltà e i pericoli del lavoro nei bacini marmiferi. Ritmi di lavoro eccessivamente alti, attività consentita anche in condizioni meteo avverse e abuso degli straordinari: queste le criticità segnalate dai lavoratori che, con il segretario del sindacato di base Dino Novembri hanno chiesto maggiori investimenti su formazione e sicurezza e soprattutto di inserire quello del cavatore nella lista dei mestieri considerati usuranti. Istanze raccolte dai tre parlamentari che oltre a fare chiarezza sull’incidente del 14 marzo, si sono impegnati a portare all’attenzione del governo le istanze dei cavatori.
foto il tirreno