Il processo sulla faida dei Poggi, se il gup deciderà per il rinvio a giudizio degli indagati, si farà a Massa. Lo ha stabilito la prima sezione della cassazione, che ha rigettato nel merito il ricorso presentato dai difensori di Mattia e Pablo Ricci, gli avvocati Carlo Biondi e Alessandro Maneschi. Non c’è legittimo sospetto sulla mancata tranquillità dei giudici e degli inquirenti, quindi, come avevano paventato i legali vista l’accusa fatta alla gang di preparare degli attentati contro procura e questura. Il giudice dell’udienza preliminare Ermanno De Mattia deciderà sul rinvio a giudizio domani. Oltre ai due Ricci rischiano il processo Thomas Quadrella, Elisa e Alessio Mazzi e Andrea Bonuccelli.
Nonostante il ricorso sia stato rigettato i legali dei Ricci sono soddisfatti perché la suprema corte è entrata nel merito della questione, quindi ha valutato la possibilità del legittimo sospetto. Insomma, era un quesito fondato che valeva la pena approfondire. Anche per l’accusa, che degli ordigni che la banda voleva mettere nei siti della giustizia fa un punto fermo della sua indagine. De Mattia a metà dicembre aveva rinviato l’udienza preliminare in attesa di Roma. La famiglia Ricci ha presentato altri esposti alla procura di Torino e alla corte europea dei diritti dell’uomo per altri episodi dove si contesta l’operato dei magistrati della procura di Massa, primo fra tutti l’errore nell’ordinanza che ha aperto le porte del carcere a Pablo. E proprio lui dalla casa circondariale di La Spezia aveva spedito una lettera aperta ai giornali per far sentire la sua voce: «Io sono stato assolto due volte. In una ho fatto anche un periodo di detenzione. Una volta è stato assolto mio padre e una volta anche mio fratello Mattia; non capisco tutto questo accanimento nei nostri confronti. Ora per le assoluzioni abbiamo chiesto il risarcimento di ingiusta detenzione e non sarà chi ha sbagliato a pagare ma lo Stato. Aspettiamo serenamente l’inizio di un giusto ed equo processo come scritto nella nostra Costituzione».
Le accuse nei suoi confronti, e anche nei confronti degli altri indagati, però, restano e sono pesanti, anche perché confortate da un faldone di intercettazioni trascritte, dove si leggono le intenzioni di piazzare bombe davanti alla procura e la questura di Massa, ma dove si leggono anche altri propositi criminali. Come quello di fare un attentato contro un ispettore di polizia, un uomo della squadra mobile che con le sue indagini gli stava mettendo pressione addosso.

 

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