La Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, a proposito della vicenda dell’ex parroco di Caniparola, di cui vari quotidiani, nonché una trasmissione televisiva, si sono occupati nei giorni scorsi, precisa quanto segue.

Il caso era stato preso in esame dal Vescovo, mons. Giovanni Santucci e dai suoi collaboratori già nell’estate del 2015. In quell’occasione, dopo gli accertamenti necessari, sono state avviate le procedure previste dalla normativa ecclesiastica, per rimuovere tempestivamente il sacerdote dall’incarico pastorale e allontanarlo dalla parrocchia. È stato altresì disposto, secondo quanto stabilito dalle norme canoniche, di collocarlo in una residenza provvisoria, di proprietà della Diocesi, in attesa di successivi chiarimenti sulla sua posizione e sulle responsabilità degli atti commessi.

L’atteggiamento del Vescovo è stato, quindi, ispirato da un senso di «paternità spirituale» che è lo specifico del suo ruolo di «pastore» e che si estende a tutti i fedeli della Diocesi a lui affidati, e, in particolare, verso i sacerdoti, suoi principali «collaboratori» nella delicata missione di annunciare il Vangelo. Nessuna «volontà di copertura», come hanno suggerito alcune fantasiose ricostruzioni, ha determinato le risoluzioni che, volta per volta, si sono rese necessarie, bensì la certezza evangelica che di fronte al «fratello che sbaglia», la condotta della Chiesa deve essere orientata ad applicare la «condanna del peccato» e la «medicina della misericordia».

Il Vescovo e i suoi collaboratori, preso atto delle sofferenze vissute dalle diverse comunità, e consapevoli del senso di smarrimento che ne è derivato, nelle prossime settimane incontreranno personalmente e pubblicamente i fedeli coinvolti per un confronto franco e chiarificatore.

Suscita rammarico, tuttavia, rilevare come alcune prese di posizione, scaturite per lo più dal «sentito dire», anziché facilitare l’accertamento della verità, rispettando le persone coinvolte, abbiano alimentato un clima di diffidenza nei confronti della Chiesa locale e dei suoi vertici. Perciò, al fine di fugare ogni dubbio, il Vescovo e i suoi collaboratori, invitano, chi fosse a conoscenza di fatti o circostanze, relative al caso in questione, in cui si ravvisassero gli estremi di violazione dell’ordinamento legale, a riferire, quanto prima, alle autorità giuridiche civili o ecclesiastiche, ciascuna per le proprie competenze.

Auspicano, infine, che, per il bene di tutta la Diocesi, si possa giungere, nelle sedi appropriate, che non sono né la piazza né lo spazio mediatico, alla definitiva chiarezza e alla riparazione dello scandalo e della sofferenza arrecata a persone e comunità parrocchiali.