. Non era solo Nino Fialdini, l’artigiano di 45 anni finito ai domiciliari con l’accusa di aver sparato tre colpi di pistola contro Azouz Essadik, il giovane marocchino gambizzato in via del Fescione a metà dicembre. Con lui c’erano almeno altre due persone. Forse tre. Un particolare emerso nell’incidente probatorio che si è tenuto davanti al gip Antonia Aracri. Al giudice la vittima ha spiegato di aver visto altre persone quella sera che è finito all’ospedale. E le indagini confermano. Al punto che presto ci saranno altri nomi iscritti nel registro degli indagati. La vicenda, alla luce dei nuovi sviluppi, assume i contorni del giallo.
Lesioni o tentato omicidio? Il reato che il sostituto procuratore Alessandra Conforti contesta a Fialdini, al momento, è quello di lesioni aggravate, ma la prossima settimana il medico legale Maurizio Ratti visiterà il ferito per valutare l’entità (è in netto miglioramento) e soprattutto per stabilire se ci sono gli estremi per contestare il tentato omicidio all’artigiano. Anche se la parola definitiva su questo aspetto potranno dirla gli esperti di balistica dei carabinieri, al quale il nucleo investigativo, diretto dal maggiore Tiziano Marchi, ha inviato la pistola che si ritiene essere quella usata da chi ha premuto il grilletto. Arma ritrovata dopo qualche giorno in un cassonetto a Marina di Massa.
Nuovi indagati. C’erano almeno altre due persone con l’artigiano la sera del 19 dicembre in via del Fescione. Non erano nel campo di Fialdini, ma Essadik li colloca sulla scena del delitto. Si tratta di uomini che sono già stati sentiti dalle forze dell’ordine subito dopo il fatto, ma che quando sono stati interrogati hanno condito il loro racconto con troppi non so e non ricordo. Con il passare dei giorni i militari del nucleo investigativo però hanno raccolto elementi che compromettono la loro posizione.
Chi ha sparato? La vittima ha confermato durante l’incidente probatorio di essere stato colpito da Fialdini . Ne è sicuro. Ma adesso con questi nuovi elementi il quadro cambia anche per la difesa. L’artigiano, assistito dall’avvocato Enzo Frediani, ha sempre detto di non aver premuto il grilletto. Si trovava in via del Fescione perché doveva fare alcuni lavori sul suo terreno. Finché era l’unica persona che si trovava lì – oltre a Essadik – la sua tesi era difficile da sostenere, ma ora che gli inquirenti rivelano che c’erano almeno altri due uomini in via del Fescione le cose cambiano un bel po’.
Chi ha buttato la pistola ? Se la pistola trovata in un cassonetto dei rifiuti a Marina di Massa, una calibro 7,65 di produzione jugoslava, è quella utilizzata per colpire Azouz – saranno quelli della balistica ad accertarlo – e se a premere il grilletto è stato Fialdini, però bisogna scoprire chi ha buttato via l’arma. L’artigiano si trovava ai domiciliari e quindi impossibilitato a muoversi liberamente. Il revolver è stato recuperato il 2 gennaio. Più di dieci giorni dopo gli spari che hanno gambizzato il nordafricano. Dieci giorni in cui la 7,65 sembrava sparita nel nulla. Chi è che l’ha gettata via? È lui il colpevole? Il suo nome e tra quelli che la procura sta per iscrivere nel registro degli indagati?
I sospetti. Gli inquirenti non lasciano trapelare nulla sui nuovi sviluppi dell’indagine. Ma dicono che i sospetti sono concentrati su persone che sono già state sentite nell’immediatezza degli spari. E basta sfogliare i giornali di un mese fa per accorgersi che si parlava soprattutto dei proprietari dei campi limitrofi a quelli di Fialdini. Gente che aveva denunciato di aver subito dei furti da parte di un gruppo di nordafricani ed era esasperata. La pista, non confermata, potrebbe essere quella di una ronda finita a pistolettate. A meno che in quei giorni i carabinieri non abbiano sentito altre persone che passavano da via del Fescione. Difficile, ma non impossibile.
il tirreno