Ricostruire l’argine crollato non sarà sufficiente a garantire la messa in sicurezza del Carrione: per mettere in sicurezza gran parte del tratto avenzino del torrente bisognerà rifare Ponte Pucciarelli. Lo scrive nero su bianco il professor Giovanni Seminara nel suo“Studio idraulico del Torrente Carrione con analisi dei possibili interventi per la mitigazione del rischio”. Si tratta dell’attesissimo report commissionato dalla Regione Toscana a un pool di esperti chiamati a sondare le dinamiche idrauliche del Carrione e la staticità dei suoi argini.
Seminara, nella sua relazione, propone due soluzioni per la ricostruzione dell’argine crollato lo scorso 5 novembre: la “A” che «consiste nel mantenimento del tracciato planietrico del vecchio muro esistente». La “B” che prevede invece «l’abbattimento di una parte del tratto di difesa esistente, che verrebbe sostituito da un muro in cemento armato, arretrato rispetto alla difesa attuale, dunque tale da produrre un piccolo allargamento dell’alveo». Due proposte “identiche” dal punto di vista idraulico, che «non accrescono dunque il rischio di esondazione cui il Carrione risulta attualmente soggetto» ma che, da sole, dicono gli esperti, non bastano. Il professore precisa infatti che « fra gli interventi auspicabili per la messa in sicurezza del corso d’acqua, va incluso l’allargamento del Ponte di via Covetta» e questo perché l’attraversamento «attualmente produce un significativo restringimento della sezione,con conseguenze negative anche sul deflusso attraverso il ponte di Via Menconi». Insomma la strozzatura in prossimità della Covetta condiziona il deflusso delle acque anche a monte, nel centro di Avenza, con tutti i rischi del caso. Il Ponte di via Pucciarelli, lo ricordiamo, era stato “risistemato” nell’estate 2003, qualche mese in anticipo rispetto alla prima alluvione “moderna” della storia della città.
Ma il lavoro del professor Seminara non si è limitato alla zona dell’argine crollato: quanto riguarda il resto dell’asta del Carrione, l’ingegnere accenna a «una duplice classe di interventi» per la «rimodellazione e rimozione di ostacoli nell’intero corso d’acqua» e per la costruzione di «una rete di piccoli invasi da realizzare nella parte montana del bacino, nell’ambito di una complessiva azione di risistemazione, volta anche al controllo della produzione e trasporto di sedimenti». Per conoscere i dettagli di questi progetti si dovrà però attendere la Relazione Preliminare del professore, che non è stata ancora divulgata.