commento di Giuliana De Rose sull’appello di Franco Frediani
Leggendo l’appello di Franco Frediani al Comune, d’intitolare un angolo di città a Cesario Fellini, ho pensato subito ai nomi di certe strade: acqua e sottomonte, gora…delle carre. Nomi sbrigativi che testimoniano la cultura contadina, legata al duro lavoro e alla morfologia del territorio, dove sotto terra (e sopra) scorrono i canali che vengono da monte.
Tutto vero, ma ogni capoluogo che si rispetti intitola strade e piazze anche ai concittadini che hanno lasciato segni tangibili di sé, come Cesario Fellini, antesignano del più celebre Federico, mastro architetto del primo novecento, che di tracce ne ha lasciate eccome, nelle facciate di palazzi e chiese, nell’istituto d’Arte, nella fontana dei putti, mentre del suo nome non c’è memoria.
Pochi ( me compresa) prima dell’appello di Frediani, sapevano che Fellini ha realizzato opere architettoniche significative per Massa; di questo, ne sono in parte responsabili gli amministratori comunali, da sempre sensibili a favorire le rievocazioni dei Malaspina e l’eroica resistenza al nazifascismo, che più caratterizzano le vicende storiche cittadine. Titolare un angolo di Massa al maestro Cesario Fellini sarebbe come riconoscergli il “diritto d’autore” e restituire alla città il suo novecento artistico dimenticato.
Giuliana De Rose