Quanto accaduto ieri nel depuratore “Lavello 2” non rappresenta un’anomalia del funzionamento dell’impianto: è infatti normale che in condizioni di pioggia intensa (e nei giorni immediatamente successivi) venga azionato lo scaricatore di piena per proteggere l’impianto stesso da un flusso eccessivo di acqua in ingresso. Infatti, l’acqua in eccesso potrebbe causare una risalita troppo veloce del fango biologico all’interno dei sedimentatori secondari, con conseguente tracimazione del fango nell’effluente, con un impatto ambientale notevolmente più grave. Inoltre, nei casi più critici, una simile situazione potrebbe portare alla significativa riduzione di biomassa nel reattore biologico [dilavamento dei fanghi], riducendo la capacità depurativa dell’impianto per almeno due settimane, cioè il tempo necessario per il ricrearsi della biomassa.
Pertanto è sempre preferibile scaricare una parte dell’acqua in eccesso all’ingresso, dopo averla sempre sottoposta a trattamenti primari di grigliatura per eliminare gli inquinanti grossolani, piuttosto che immetterla per intero e massicciamente in impianto, con il rischio quasi sicuro di una tracimazione di fango. Del resto, gli scaricatori di piena, come quelli presenti nell’impianto “Lavello 2” sono autorizzati dalla normativa della Regione Toscana, purché sia garantita una diluizione pari a tre volte la portata media nera in tempo asciutto.
Quanto alle cause della situazione verificatasi, ovvero da dove viene questo eccesso di acqua in ingresso, come detto più volte le ragioni sono fondamentalmente gli scarichi, impropri o dichiaratamente abusivi, di acque bianche in rete nera, laddove dovrebbero essere correttamente convogliate nelle condotte di acque bianche, e la carente tenuta idraulica delle condotte. Molte di queste, infatti presentano rotture e discontinuità che costituiscono punti di ingresso, spesso massiccio, di acque bianche in rete nera, ciò che accade ogni qualvolta la falda si alza al di sopra delle condotte, e il fenomeno quasi sempre si protrae oltre la durata pura e semplice dell’evento di pioggia.
Pertanto, quello che al momento risulta inadeguato non è l’impianto di depurazione, ma il funzionamento della rete di fognatura nera, o almeno di certe sue parti. I rimedi purtroppo sono lunghi (come nel caso dell’individuazione di immissioni improprie di acque chiare) o onerosi (come quando si richieda di risanare una condotta), ma questo rimane l’impegno di GAIA, costantemente perseguito per migliorare il funzionamento del sistema rete/depuratore nel suo complesso.
Nessun problema sussiste invece per la balneabilità delle acque della zona: il depuratore Lavello 2 non scarica infatti in zone dedicate alla balneazione.