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LI CHIAMAVANO GLI APPESTATI E NESSUNO, NEANCHE LE MOGLI, VOLEVANO STARGLI PIU’ VICINI. POI CI FU IL FANTASMA DELLE ARMI CHIMICHE POST BELLICHE, MA LORO NON NE SEPPERO MAI NULLA DI CERTO.
Rumianca viene definita la fabbrica dei veleni: ne parlano così i due fratelli manici, vittorio, il più grande 70 anni da compiere e giancarlo 62 anni e una vita trascorsa dentro quel capannone a respirare chissà cosa. Parlano ai nostri microfoni con le lacrime agli occhi perchè guardando indietro ciò che vivevano forse non era normale. Poche misure di sicurezza, ci dicono, pochi controlli e poca attenzione sindacale. Li chiamano gli amici, quella della cgil cisl e uil che però a quel tempo non sono stati troppo vicini agli operai.
Pagamenti in ritardo, anche di settimane, dice giancarlo, eppure bisognava mantere moglie e figli, due i suoi bambini che vedevano il padre ammalarsi di giorno in giorno, perdere le forze
Si ritiene un sopravissuto e poi un miracolato, perchè riuscirà a scappare da rumianca in tempo, assunto alla agip di livorno per sette anni. il fratello vittori invece alla rumianca ci ha passato una vita. E’ anche testimone della storia sulle armi chimiche del dopo guerra. A loro operai era vietato entrare in una zona sempre protetta da numerosi fucili spianati
Ma non c’era solo la paura dei veleni che venivano respirati, toccati, c’era anche il dispiacere di una vita da passare ai margini, perchè la gente non voleva stare accanto a loro. Li chiamava gli appestati.
Rumianca, fabbrica in cui venivano trattati ufficialmente prodotti per l’agricoltura, tra cui diserbanti, cambiò nome numerose volte, anic, anic agricoltura, enichen e attualemnte l’area è sottoposta a bonifica da parte della società syndial, dopo che il 12 ottobre del 1984 avvenne una accidentale fuoriuscita di fumi tossici da una tramoggia. La fabbrica fu chiusa e mai più riaperta