Caso Farmoplant: una ferita che brucia ancora per la città di Massa, acuita da quello che è stato definito un “risarcimento beffa”: 750 mila euro che il Comune incasserà per il danno ambientale patito dalla città a seguito dello scoppio della nube tossica del 17 luglio 1988. Se ne è discusso in consiglio comunale. I consiglieri avevano 5 minuti a testa per esprimere le proprie posizioni.

Il consigliere de La destra per gli italiani Stefano Benedetti, ha parlato di “offesa per la città”, soprattutto per quelle famiglie “che hanno subito l’onta della malattia  e della morte”. “La transazione, dichiara Benedetti, è stata chiusa senza consultare il Consiglio Comunale, ma tenendo conto solo del parere dello Studio Legale, pagato con una parcella di 50.000,00 euro”. Oltre alla questione economica, dunque, c’è dissenso anche sul metodo scelto dal primo cittadino, che non ha portato il documento al vaglio del consiglio comunale che avrebbe dovuto decidere se accettare la somma. E ancora Benedetti contesta al sindaco di non aver chiarito l’importo della cifra che il Comune aveva chiesto.

 Secondo Benedetti, il documento approvato è “ridicolo e inaccettabile”, anche perché nella parte finale prevede che le somme recuperate vengano destinate ai lavori per la bonifica delle acque di falda in area SIN, pur sapendo che la Legge prevede che questa operazione venga realizzata dagli inquinatori. Si domanda, dunque, Benedetti: “devono allora pagare ancora una volta i cittadini?”