C’e’ il transgender che siede sui banchi di Montecitorio, la donna diventata uomo entrata la settimana scorsa nella casa del Grande Fratello. E c’è pure una donna di Arcola diventata uomo che lo fa in silenzio, senza clamore, percorrendo un lungo e tortuoso iter giudiziario.
Già, perché per l’intervento chirurgico bisogna transitare davanti a un collegio di giudici. Altrimenti il medico che sottopone il paziente a un’operazione così invasiva verrebbe accusato di lesioni gravissime. Dal 1982, un’apposita legge regola il cambiamento di sesso e recita nel seguente modo: «Il Tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante un trattamento medico-chirurgico, lo autorizza con sentenza». Quella scritta e depositata dal giudice Alberto Cardino del Tribunale della Spezia autorizza così al cambiamento di sesso la ricorrente spezzina, che ha vissuto il calvario di una condizione originaria che avvertiva come una costrizione. Un uomo imprigionato nel corpo di una donna. Quando la perizia ha dato parere favorevole al cambio di sesso e i giudici hanno concesso l’autorizzazione, la donna si è sottoposta a una serie di delicatissimi e dolorosi interventi per la riduzione del volume mammario. Ma il punto saliente del percorso chirurgico è stato l’asportazione di utero e ovaie e la ricostruzione dell’organo genitale maschile, attraverso l’autotrapianto con il prelievo di tessuti da altre parti del corpo. Adesso per lei, diventata lui, è cominciato un nuovo iter in Tribunale per modificare anche il suo stato civile.