garzettiAmava la vela, anzi forse era tutta la sua vita, gli chansonnier francesi, il sole e l’aria aperta. Era un uomo libero, Egilberto Garzetti, 87 anni, professore di francese, giornalista, critico culturale. È morto ieri mattina, a Reusa, comune di Casola Lunigiana, dove da alcuni anni si era trasferito.

«È il mio eremo», diceva agli amici che lo andavano a trovare in questo lembo di terra al confine con la Garfagnana e che si stupivano ancora del fatto che lui, uomo di mare, fosse finito lassù, in mezzo alle montagne. Ma Garzetti, Egi per gli amici, era un uomo fuori dagli schemi, che sapeva stupire. E infatti lì vicino, sul lago di Gramolazzo si era portato la sua amata barca a vela, dalla quale non poteva proprio stare lontano, fondando anche un circolo velico, probabilmente quello alla quota più alta in Italia rispetto al livello del mare. Inoltre aveva “messe lo vele” al campanile di Equi Terme, happening ripreso da tantissimi giornali, anche stranieri.

Insegnante di francese presso le scuole medie delle Grazie, Garzetti è stato per anni collaboratore del nostro giornale e non solo come esperto di vela. Critico culturale e scrittore – aveva dato alle stampe alcuni libri fra cui il prigioniero dell’Isola (dove l’isola è la Palmaria) e fiabe per bambini pubblicate anche in Francia – socio della Velocior e del circolo nautico della Spezia, fondatore di quello di Portovenere: era una personalità multiforme e poliedrica. Amato da tutti i suoi allievi, tanto che su facebook esiste un fan club dedicato esclusivamente a lui, Garzetti aveva vissuto a lungo in Francia subito dopo la seconda guerra mondiale. Dotato di una bella voce aveva lavorato alla radio nazionale francese cantando le canzoni dei più grandi autori. Era un chansonnier lui stesso e con gli amici si dilettava – chitarra in mano – a impostare i brani più famosi di Yves Montand, Charles Aznavour e Charles Trenet. Tra le tantissime cose che ha fattonella sua vita, da menzionare una trasmissione radiofonica andata in onda su una delle prime emittenti spezzine, durante la quale dialogava in dialetto stretto con un altro giornalista, Fulvio Andreoni.