L’articolo “di protesta” pubblicato sulla cronaca locale a firma CGIL mi spinge a ritornare sulla questione per dire che il tanto decantato assioma “mettere il cittadino con il suo bisogno (meglio sarebbe dire diritto) di salute al centro della organizzazione sanitaria”  è solo la frase con cui si riempiono i trattati ma è mera utopia nella pratica dove molto spesso sono i più fragili e i più deboli che soccombono perché non sono nemmeno in grado di “fare fiaccolate” dimostrative, pure esse giuste. Mi sorprende solo che la situazione denunciata nell’articolo e riguardante la criticità dell’Oncologia di Carrara si associ all’intento, non molto occulto, di chiudere il Day Hospital oncologico di Massa “costringendo” i malati residenti a non poter fruire di spazi ove la accoglienza, la dignità e la privacy, pur nella criticità della situazione sanitaria, è conservata e a optare per situazioni al limite della decenza come quella denunciata.

La Direzione Sanitaria faccia i carichi di lavoro per gli operatori sanitari e impedisca che questa “macelleria” sanitaria (mi scuso per il termine forte) si compia e obblighi a rispettare standard sanitari e umanitari considerando che i locali situati all’interno dell’Ospedale di Massa sono “inseriti all’interno di un circuito di sicurezza”.

Il Direttore Sanitario Aziendale e il Direttore del Dipartimento Oncologico a cui competono l’onere e l’onore di risolvere i problemi, porgano attenzione ad alleviare la sofferenza di questi malati, considerando che non credo che su di essi ci siano mire di area vasta.

La politica dal canto suo deve imporre che le decisioni sulle situazioni organizzative che interessano le condizioni di fragilità e di criticità sanitaria, debbano avere il suo avvallo prima di attuarle.