Il gruppo consigliare Carrara Civica

Le parole di Alberto Franchi sui lavoratori del marmo non possono essere accettate da una comunità che, pur con tutti i suoi limiti, ha sempre dimostrato di avere la schiena dritta e di non accettare ingiustizie e soprusi.

Dispiace perchè le sue dichiarazioni, sebbene derivino da un fuorionda, contrastano con l’immagine di imprenditore illuminato che egli tende a dare di sè: gli imprenditori illuminati scelgono dipendenti e collaboratori validi, e non “deficienti”, si confrontano con loro, e non fanno i “cecchini”, e soprattutto si preoccupano della loro salute e del loro benessere.
Se lo scopo degli imprenditori è quindi quello di recuperare un rapporto con la Città, spiace constatare che le dichiarazioni di Franchi vanno nell’indirizzo opposto. E, soprattutto, egli non manifesta rispetto verso le persone che lavorano nelle nostre montagne e verso i tanti che lì hanno perso la vita senza alcuna colpa.
Dobbiamo purtroppo evidenziare che la sindaca, sia nella trasmissione che nelle dichiarazioni successive, ha perso l’ennesima occasione di dire qualcosa di sensato. In trasmissione era tutta protesa a non fare brutta figura, a prendersi i meriti delle opere legate all’art.21 e a scaricare su chi l’ha preceduta i limiti della stessa normativa. Successivamente ha inviato alla stampa un intervento di presa di distanze tardivo rispetto alle dichiarazioni di Franchi, successivo alla nostra protesta via social per il suo silenzio e in cui appalesa, come sua abitudine, un approccio esclusivamente economicistico (chi guadagna e quanto) senza dire una parola sull’aspetto umano e quindi sugli infortuni e le morti in cava, che sono il tema principale del ragionamento. Quindi, nel contraddirlo, Arrighi ha in realtà usato lo stesso approccio economicistico di Franchi.
Insomma, l’establishment del territorio ha dimostrano ancora una volta di non essere in grado di affrontare quelle grandi questioni legate al bene marmo e all’ambiente che la trasmissione Rai ha voluto introdurre.

Il gruppo consigliare Carrara Civica
(Caffaz-Bernardi)


PD Massa-Carrara

Riteniamo irricevibili, oltre che dannose, le parole di Alberto Franchi, presidente della società marmifera “Franchi Umberto Marmi”, pronunciate durante un’intervista rilasciata per il servizio sulle cave realizzato dalla trasmissione Report, andato in onda ieri sera su Rai Tre. Dannose per i lavoratori, definiti «deficienti», perché sarebbe solo loro la colpa di ogni eventuale infortunio, quando la questione della sicurezza nei posti di lavoro è allarmante: lo testimoniano le 3 vittime che si contano ogni giorno. Se si considera che l’escavazione del marmo e la sua vendita generano profitti milionari, non è possibile ascoltare parole che sviliscano il tema della sicurezza, la quale dovrebbe essere, sempre e comunque, al primo posto. 

Secondo l’imprenditore, inoltre, molte persone cercano lavoro in cava perché si farebbe poco guadagnando bene, dicendo, in questo senso, che gli operai oltre a farsi male sarebbero anche poco laboriosi. Semmai, occorre specificare, che i diritti e le tutele degli operai sono conquiste che hanno richiesto tempo, e non sono stati concessioni filantropiche dei datori di lavoro. Nella maggior parte dei casi i concessionari di cava raggiungono profitti assolutamente sproporzionati rispetto ai lavoratori impiegati nelle stesse, anche se sul territorio ci sono realtà che riescono a coniugare tutela del lavoro e distribuzione del guadagno in modo più equo. In generale si assiste ad un assoluto sbilanciamento tra profitto di cittadini privati e redistribuzione sul territorio del ricavo ottenuto dall’attività di estrazione del marmo. 

Un’imprenditoria di questo genere – e chi ne rappresenta gli interessi – legata oltretutto a un bene pubblico esauribile, non dovrebbe permettersi oggigiorno di pronunciare parole tanto arroganti sulla pelle di chi lavora. 

Tanto più che la situazione ambientale legata all’escavazione del marmo mostra uno scenario preoccupante, a partire dal fenomeno di erosione che genera dissesto e perciò alluvioni, a quello della marmettola, ben rappresentato nel servizio, che inquina e contamina le acque portando con sé anche rifiuti speciali legati all’estrazione stessa.

PD Massa-Carrara


Gruppo Consiliare PRI e PRI Carrara

REPORT: DA FRANCHI PAROLE IRRICEVIBILI MA SERVE RIFLESSIONE SUL SISTEMA ECONOMICO

Le parole di Alberto Franchi a Report non possono essere derubricate ad un banale “fuori onda” ma richiedono delle immediate scuse a tutta la comunità carrarese. Gli incidenti nel mondo del marmo, tra cave e piano, sono una ferita profonda per la città e per i tanti caduti che abbiamo pianto nei decenni. La sicurezza nel mondo del lavoro deve venire al primo posto ed è una questione culturale che richiede una alleanza tra imprenditori e lavoratori e lavoratrici. Da ribadire, nei fatti e nelle parole, ogni giorno. Parole di questo tenore ci fanno tornare indietro di decenni ad una visione che pensavamo superata della sicurezza sui luoghi di lavoro e della responsabilità.
Nel pieno rispetto della libertà di impresa e senza alcuna visione dirigistica, ci domandiamo se ancora nel 2024 si debba vivere una così forte contrapposizione tra imprese, lavoro e comunità o se debba essere necessario uno sforzo collettivo per facilitare una immediata, seria e costruttiva riflessione sul perché esista ancora questo gap sociale ed economico tra imprenditori e cittadinanza.
Infine, riteniamo che il servizio di Report abbia posto luce su temi noti da tempo  e sui quali è bene tener sempre alta l’attenzione.


Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli

Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali

A seguito delle dichiarazioni di un imprenditore carrarese nel corso della trasmissione “Report” di Rai Tre

In questi ultimi mesi, sono già molte le considerazioni emergenti a riguardo il problema non più differibile della sicurezza sui luoghi di lavoro. I fatti di Firenze, la catastrofe della centrale idroelettrica di Bargi e le altre tragedie che hanno costellato questo inizio 2024, scuotono un sistema ancora poco stabile che sembra reagire soltanto a ridosso delle tragedie, per poi tornare alla “normalità” in attesa del prossimo incidente.

A seguito delle dichiarazioni emerse nel corso della trasmissione di Rai Tre “Report”, andata in onda ieri sera domenica 21 aprile, l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro (PSL) della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli esprime alcune considerazioni a riguardo.

«Turbano le parole che abbiamo ascoltato ieri sera – ha dichiarato Alessandro Conti, direttore dell’Ufficio diocesano di PSL – “sfuggite” ad un imprenditore carrarese del settore del lapideo, suscitando sorpresa di come sia possibile affrontare un tema così delicato, che tocca la vita di molte famiglie che hanno visto un loro caro perdere la vita sul lavoro, con una “arroganza” e superficialità come quella emersa. In secondo luogo ci si chiede come sia possibile, per un settore, come quello del marmo, che fattura milioni di euro, non essere ancora riusciti a raggiungere l’obiettivo di zero morti sul posto di lavoro». «Inoltre – continua Conti – ci si chiede come la città di Carrara, debba raccogliere esclusivamente il sangue dei suoi figli come prodotto dell’escavazione, insieme all’inquinamento e alla sistematica distruzione delle Apuane, mentre a pagare il prezzo di tanta ricchezza non ridistribuita, siano i lavoratori che vengono addirittura chiamati “deficienti”».

«La questione della sicurezza sui luoghi di lavoro – ha aggiunto don Leonardo Biancalani, vicario foraneo di Carrara – riguarda anzitutto la dignità delle persone, in primis dei lavoratori, tenendo conto dell’uso adeguato degli strumenti di protezione e della loro corretta modalità di utilizzo per evitare gravi incidenti, che non può essere risolta con dichiarazioni semplicistiche e riduttive».

«L’occasione offerta da questo episodio – ha detto il vescovo mons. Mario Vaccari – ci deve dare lo spunto per ricalibrare i rapporti tra le forze in campo, tra chi offre lavoro e chi ha bisogno di lavoro, tra l’amministrazione pubblica e chi scava le nostre Apuane, tra il popolo di Carrara e le sue montagne per poter tornare a parlare di ciò che il marmo è stato per tanti secoli per tutto il mondo: un vanto ed una opportunità per tutto il territorio apuano».


UNIONE POPOLARE MASSA

La puntata di Report sulle cave di domenica sera, che segue la precedente trasmissione dedicata ai rapporti tra escavazione e cosche mafiose,  ha colpito nel segno. In poco meno di un’ora l’inchiesta giornalistica ha evidenziato un sistema di escavazione palesemente incompatibile con il territorio, situazione che noi, assieme a molti altri soggetti, denunciamo inascoltati da tempo.  Così il grande pubblico, non solo locale, ha toccato con mano e ha potuto vedere e sentire cosa significa oggi l’escavazione del marmo nelle Apuane. 

Profitti smisurati  per pochi,  derivanti dallo sfruttamento di  un “bene comune” che è di tutta la collettività, la quale si deve accontenta delle briciole; enormi ricadute sull’ambiente causate dallo sfruttamento di una risorsa così preziosa e non rinnovabile; inquinamento della falda e delle acque da marmettola, a causa della conformazione  carsica e geologicamente fragile delle nostre montagne, con costi ulteriori per la collettività; diminuzione dell’occupazione con scarsi benefici economici per le comunità. L’altro elemento significativo  che emerge è l’enorme redittività, intorno al 40%,  che produce lo sfruttamento di questa risorsa naturale: nessun altro comparto produttivo genera simili utili. Infine, ma non ultimo elemento che l’inchiesta mette in luce,  è il rapporto sproporzionato tra marmo pregiato e  sassi e terre per farne riempimenti o carbonato di calcio, quest’ultimi pari al 95% dell’escavato. Per riassumere: profitti per pochi e scarse ricadute sul territorio a fronte di uno scempio delle Alpi Apuane con  impatto ambientale devastante e inquinamento delle acque. Questo sistema, oltretutto infiltrato dalle mafie, non può più continuare. È necessaria una presa di coscienza da parte dei cittadini e cittadine e una decisa  lotta, anche culturale,  per imporre alla politica, alle istituzioni locali, alla Regione Toscana e al  Governo nazionale l’indispensabile cambiamento del sistema.

Ciononostante dobbiamo anche subire l’oltraggio indecente di uno dei maggiori “prenditori” di questa risorsa (fattura 76 milioni di euro con un profitto di oltre 42 milioni) il quale definisce deficienti e fannulloni  i lavoratori che, con il loro lavoro, gli consentono tutto questo. Affermazioni che hanno indignato e offeso i cittadini e le cittadine apuani che per storia e cultura conoscono bene il sacrificio dei nostri cavatori. Ma soprattutto affermazioni che oltraggiano quanti sono morti per portare a casa un tozzo di pane, o sono rimasti gravemente infortunati  o vittime di malattie professionali , per consentire i lauti profitti di Franchi e degli altri padroni. 

Unione popolare parteciperà alla manifestazione indetta dai sindacati per mercoledì mattina con concentramento dalle ore 9:00 davanti alla Franchi Umberto spa, in Via Aurelia Nazzano, fino alla sede dell’Associazione degli industriali, per ribadire che il sistema estrattivo va profondamente cambiato.

UNIONE POPOLARE MASSA


RIFONDAZIONE COMUNISTA

Ringraziamo Report per aver riacceso i riflettori su questioni che denunciamo da anni. Sosteniamo lo sciopero indetto dalle sigle sindacali per mercoledì mattina 24 Aprile come immediata risposta alle parole di Franchi. Sono benvenute, finalmente, le prese di posizione di alcune forze politiche: sono la testimonianza che le nostre battaglie erano corrette, che la nostra linea finalmente ha sfondato il muro dell’omertà e che gli atteggiamenti denigratori nei nostri confronti per la nostra radicalità di vedute evidentemente si scontrano con la realtà che tutta Italia ha potuto vedere in prima serata.

Chiediamo a governo e parlamento di approvare una legge per togliere le concessioni delle cave a questi imprenditori che continuano a fare affari sulla pelle dei lavoratori e deturpando territorio sulla base di un editto del ‘700.

Le vergognose parole di Alberto Franchi non ci stupiscono. Alberto Franchi è l’Amministratore Delegato della maggiore azienda del settore lapideo apuo-versiliese, azienda quotata in borsa che fattura circa 76 milioni di euro all’anno. La sorella, Bernarda Franchi, oltre ad essere amministratrice della stessa società è presidente di una fondazione “benefica” che distribuisce le briciole dei guadagni del settore allo scopo di ricostruirsi una verginità persa da tempo. Il loro peso economico e culturale nel nostro territorio non passa inosservato.

Le parole di Alberto Franchi non possono essere sottovalutate perchè rappresentano il modello di un sistema di capitale oliato, strutturato, ben radicato. Stigmatizzare i lavoratori come deficienti se incorrono in un infortunio o definirli fannulloni che prendono alti stipendi, oltre ad essere un atteggiamento vergognoso dal punto di vista umano e di totale mancanza di rispetto per le vittime sui luoghi di lavoro, è la cartina al tornasole di come gli industriali del lapideo oggi si approcciano alle loro attività.

Così come da una parte distruggono un ambiente unico che appartiene a tutti noi togliendo di fatto alle generazioni future ogni possibilità di speranza, dall’altra si pongono verso i lavoratori come dei padroni ottocenteschi quando lo sfruttamento delle maestranze era molto simile a pratiche di schiavitù. Non c’è alcuna differenza culturale tra la distruzione dell’ambiente praticato e lo sfruttamento dei lavoratori: la stessa avidità di un capitalismo senza scrupoli.

La trasmissione Report andata in onda domenica sera ha presentato questo spaccato, con numeri incontrovertibili, che danno il senso della distanza tra il territorio, tra i più poveri del centro nord Italia, e i numeri a 6 zeri che riempiono i portafogli degli industriali.

Come Rifondazione Comunista abbiamo sempre denunciato tutto questo, abbiamo tenuto assieme battaglie ambientali e battaglie sociali.

Sfruttamento dell’ambiente e sfruttamento dei lavoratori sono due facce della stessa medaglia. 

Noi continueremo le nostre battaglie per l’ambiente e per i diritti di chi lavora.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Nicola Cavazzuti, segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista 

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