Undici arresti eseguiti, di cui tre in Albania e uno in Germania, e altri 11 soggetti indagati: queste sono solo alcune delle cifre che raccontano l’entità della maxi operazione anti-droga che ha smantellato un’organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina. Con base operativa tra Modena e Bologna, ma con ramificazioni anche nel territorio apuano, l’associazione aveva instaurato un intricato sistema di importazione e distribuzione della sostanza stupefacente.

Secondo le indagini, la cocaina proveniva dalla Germania, trasportata da corrieri provenienti da Milano e Cuneo – due dei quali sono stati fermati – che la trasportavano all’interno di auto dotate di doppio fondo. Il prezzo di partenza per il chilo di cocaina era di 35.000 euro. Dopo aver attraversato le mani di un intermediario, la droga giungeva a due fratelli albanesi residenti a Massa. Successivamente, la cocaina finiva in un casolare di Savignano sul Panaro, nel Modenese, gestito da una coppia di connazionali albanesi che la acquistava a 36.500 euro al chilo.

L’organizzazione smistava la cocaina in varie zone del centro-nord, con base logistica nel modenese, a Savignano sul Panaro. Questo intricato giro di droga aveva connessioni anche a Massa-Carrara, Cuneo e Milano, dove il capo dell’organizzazione vantava solidi contatti in Germania. Inoltre, è emerso che il capo dell’organizzazione si era addirittura procurato un lasciapassare da giornalista per viaggiare in Ecuador durante la pandemia.

L’inchiesta, condotta dalla squadra mobile di Bologna sotto il coordinamento della Dda bolognese, ha portato a cinque arresti in flagranza e a un totale di 13 provvedimenti restrittivi. Sono stati sequestrati 28 chili di cocaina e 11 chili di marijuana. L’attenzione degli investigatori è stata attirata da un albanese, reputato “il migliore” da testimonianze precedenti, che ha rivelato l’esistenza di un’organizzazione criminale altamente organizzata operante a Savignano sul Panaro.

Durante una conferenza stampa presso la questura di Bologna, il capo della squadra mobile Roberto Pititto ha sottolineato la “notevole capacità criminale” dell’organizzazione, evidenziando come questa indagine dimostri la notevole potenza economica delle organizzazioni criminali albanesi nel traffico di stupefacenti, paragonabile a quella delle mafie tradizionali.

Gli arrestati avevano adottato diversi stratagemmi per sfuggire ai controlli, tra cui il cambio di targa alle auto dopo aver superato il confine tedesco e l’utilizzo di passaporti diplomatici. La scoperta delle indagini ha anche rivelato che gli arrestati erano consapevoli di essere sotto sorveglianza e che hanno interrotto temporaneamente le attività criminali quando hanno avvertito l’attenzione delle forze dell’ordine.