Parco Ugo Pisa – contributo tecnico del  Prof. Dino Marchetti

Copertura vegetale del parco Ugo Pisa

          Si legge sui giornali che nel parco Ugo Pisa si elimineranno molti alberi, a cominciare dai pini marittimi (Pinus pinaster), e che al loro posto saranno messi 3000 pini domestici (Pinus pinea). Vale la pena di fare qualche considerazione sull’operazione.

       La sostituzione del pino marittimo è più che giustificata, dal momento che la pianta è attaccata da una cocciniglia (Matsucoccus feytaudi) che non le lascia scampo, visto che ha fatto veri sfracelli, a cominciare dalla Liguria, dove l’insetto è stato casualmente introdotto all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso e in considerazione del fatto che lasciando le piante infette si facilita l’aggressione a quelle sane. Però l’immissione di 3000 pini domestici è un’iniziativa decisamente sballata. Nell’immaginario della gente, a Marina di Massa, si deve conservare la “tipica pineta costiera” e qui siamo proprio nell’ambito delle leggende metropolitane, poiché nessuno dei due pini menzionati è proprio degli ambienti costieri della toscana nord-occidentale e, per tale motivo, la loro presenza non ha mai costituito un elemento di tipicità.

       In effetti queste specie sono state introdotte dall’uomo. Più in dettaglio, si può dire che il pino marittimo riesce a riprodursi nella zona costiera, ma è spontaneo solo nelle colline silicee retrostanti. Invece il pino domestico forse non è neanche proprio della flora italiana o, al più, è spontaneo solo in Sicilia e nella Sardegna Meridionale. Da noi e nelle zone limitrofe è semplicemente coltivato e dai semi (pinoli) al massimo possono svilupparsi plantule che arrivano ad un’altezza di circa mezzo metro e poi muoiono. Ciò significa, tra le altre cose, che quando si coltiva un pino domestico, questo, a differenza delle piante indigene, alla sua morte non lascerà eredi e se, non si riesce a sopportare la sua mancanza, si è costretti a coltivarlo di nuovo.

Ma, dato che l’amministrazione comunale vuole puntare tutto su questa specie per rinnovare il manto vegetale del parco, è opportuno esporne pregi (pochi, 1-2) e difetti (molti, a-f).

Il pino domestico:

1) ha una certa imponenza, quindi un aspetto gradevole, ma solo quando è annoso.

2) produce pinoli.

a) è proprio di ambienti piuttosto aridi (e già per questo non veramente adatto a Marina di Massa) ed ha radici robuste e superficiali che creano dossi e spaccano strutture murarie e asfalto.

b) fusto e rami sono assai fragili e si spezzano facilmente in occasione di tempeste, quindi diventano pericolosi per la gente (furono le piante che ebbero più danni, insieme al pino marittimo, per il tornado del 1977). Oltre tutto, sempre a causa delle tempeste, diversi esemplari si rovesciano. Anche i coni, cadendo, possono essere un pericolo per le persone.

c) quando si spezza la chioma, rimane definitivamente un moncherino, perché più in basso non si sviluppano rami capaci di ricrearla.

d) le foglie sono coriacee e restano a lungo sotto la pianta, creando uno strato che non lascia crescere l’erba. Inoltre, queste non creano una bella ombra nella buona stagione e non lasciano filtrare bene la luce del sole nella cattiva (grande differenza rispetto alle caducifoglie).

e) essendo resinoso, diventa del tutto incontrollabile in caso di incendio.

f) ospita spesso la processionaria (Thaumetopoea pityocampa), un lepidottero che danneggia la pianta e nella fase larvale è molto urticante.

       Queste considerazioni dovrebbero sconsigliare l’eccessivo ricorso ad una pianta sostanzialmente negativa ed il cui uso dovrebbe essere molto ridimensionato e limitato a luoghi adeguatamente selezionati.

       Per altro, nel bosco costiero di Massa vegetano già diversi alberi indigeni la cui introduzione non creerebbe problemi di nessun genere: Ontano (Alnus glutinosa, più adatto per luoghi umidi, ma compatibile con il parco), Leccio (Quercus ilex), Farnia (Quercus robur subsp. robur), Orniello (Fraxinus ornus subsp. ornus), Pioppo bianco (Populus alba, pianta molto bella), Pioppo nero (Populus nigra subsp. nigra), Salice bianco (Salix alba), Olmo campestre (Ulmus minor subsp. minor).

       Se poi si volesse comunque utilizzare anche qualche albero esotico, ma senza eccedere), ve ne sono un paio che giusto nella zona costiera si trovano bene: Pittosporo (Pittosporum tobira) e Platano (Platanus hispanica). Ci sarabbero poi alcuni arbusti degni di figurare nel sottobosco: Ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa, c’è già e si spera che non lo tolgano), Ginepro comune (Juniperus communis), Cisto rosso (Cistus creticus subsp. eriocephalus), Ligustro comune (Ligustrum vulgare), Fillirea a foglia stretta (Phillyrea angusifolia).

Dino Marchetti