La nube tossica che ventinove anni fa si sprigionò dal reparto in cui Farmoplant-Montedison di Massa produceva il pesticida Rogor, ma soprattutto il report di quest’anno di Arpat che evidenzia come alcuni degli inquinanti riscontrati nei campioni “superino di 400 volte le soglie limite previste per legge”, sono al centro dell’interrogazione presentata dalla consigliera Monica Pecori (gruppo misto/Tpt).

Sulle azioni d’urgenza della Regione per tutela la salute dei cittadini, è intervenuta l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni che ha ricordato la nota del direttore del dipartimento di prevenzione della Asl Toscana Nord Ovest: “Nel corso degli anni sono state emanate ordinanze specifiche. È ovvio che fino a quando non si arriverà ad interventi risolutivi, permarrà un potenziale rischio per la salute”. L’assessore ha quindi assicurato: “Stiamo lavorando per riportare l’ambiente, che ben sappiamo essere stato compromesso nel passato, nelle migliori condizioni di sicurezza a garanzia della salute di cittadini e lavoratori”.

Epicentro dell’esplosione, si ricorda anche nel testo dell’interrogazione, fu un serbatoio di svariati metri cubi contenente Rogor impuro, sciolto in cicloesanone. I prodotti che dettero il via alla gigantesca nube tossica furono anche veleni derivanti da termo degradazione quali anidride fosforosa, carbonica, ossidi di carbonio e azoto. Con diversi gradi di contaminazione, la nube arrivò a coprire un’area di circa 2mila Kmq e coinvolse tutta la popolazione apuana.

Un’ordinanza del sindaco sancì la cessazione definitiva di ogni attività produttiva e di messa in sicurezza. Le procedure di bonifica attivate dall’azienda, sono state controllate da uno specifico collegio di collaudo e la Regione, nel 1995 e con specifica delibera, certificò l’avvenuta bonifica dell’area industriale dismessa, con alcune prescrizioni e vincoli d’uso di alcune parti del sito. I controlli ambientali sono quindi continuati anche in funzione del frazionamento, lottizzazione e vendita di singoli lotti di terreni a privati per il riutilizzo industriale. A seguito dei dati di quest’anno diffusi dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale che parla di una situazione, rispetto al 2003, “peggiorata”, con un “aumento della concentrazione dei contaminanti”, la consigliera Pecori ha chiesto informazioni sugli eventuali piani di intervento a medio e lungo termine per il risanamento del territorio e per la tutela immediata della salute dei cittadini. L’assessore ha ricordato i diversi interventi di bonifica attuati sull’inquinamento della falda, “tra gli aspetti più rilevanti e d’interesse pubblico”. “Dopo l’individuazione del Sin (Sito di interesse nazionale) del 1999 sono stati siglati, nel 2007 e 2011, accordi di programma tra ministero, Regione e altri soggetti pubblici interessati. Già nel 2008, si era elaborato uno studio per verificare la necessità di realizzare interventi di messa in sicurezza di emergenza della falda acquifera”. “A settembre 2016 – ha continuato Fratoni – è stato sottoscritto un nuovo accordo che affida la responsabilità del coordinamento e della vigilanza della situazione alla Regione”.

“L’acqua di falda è ancora inquinata. Il rischio per i cittadini è ancora notevole” ha osservato Pecori. “Se sul piano ambientale l’assessore ha detto, mi chiedo quali sono gli accorgimenti sanitari che si intendono adottare” ha detto Pecori annunciano una nuova interrogazione.