E’ partito il conto alla rovescia per la presentazione dei piani di razionalizzazione delle partecipate pubbliche, escluse le quotate. Entro il 30 settembre le amministrazioni, in primis gli enti locali, sono tenute a una ricognizione per individuare quelle da eliminare, in base ai criteri della riforma Madia. Via le realtà che non riguardano servizi d’interesse generale, con micro-fatturato, in rosso, o con più amministratori che dipendenti. I ritardatari vanno incontro a sanzioni pecuniarie (fino a 500mila euro) o alla perdita dei diritti sulla società.

Sarà la direzione VIII del dipartimento del Tesoro “la struttura competente per il controllo e il monitoraggio” del riordino delle partecipazioni pubbliche, previsto dalla riforma Madia. Il ministero dell’Economia ha già provveduto al decreto che affida le competenze a due uffici: uno definirà le linee guida per l’applicazione delle novità, anche sulla governance; mentre l’altro vigilerà sull’effettiva aderenza alle regole, comprese quelle sui piani di razionalizzazione, con “verifiche a campione”. Insomma la task force del Mef per i tagli alle partecipate è stata definita, il decreto ministeriale che la istituisce è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale quest’estate. D’altra parte il ministero di via XX settembre già a fine giugno aveva annunciato l’avvio delle operazioni, con la possibilità da parte delle amministrazioni pubbliche di comunicare al Tesoro, sull’apposito portale dotato di nuove funzionalità ad hoc, l’esito della revisione straordinaria delle proprie partecipazioni, ovvero il piano di razionalizzazione o valorizzazione che intendono mettere in campo. Il sistema dedicato resterà aperto per l’invio delle comunicazioni fino al 31 ottobre, fermo restando l’obbligo per le amministrazioni di adottare i provvedimenti motivati di ricognizione entro la scadenza del 30 settembre 2017.

C’è poi un anno di tempo, dalla conclusione della ricognizione, per effettuare le eventuali alienazioni. La collocazione della cabina di regia sulle partecipate, viene precisato nel decreto, assicurerà “la separazione, a livello organizzativo, tra la suddetta struttura e gli uffici responsabili dell’esercizio dei diritti sociali”. Proprio per centrare l’obiettivo, si spiega, la scelta è ricaduta sulla direzione che si occupa della “valorizzazione dell’attivo e del patrimonio pubblico” ed “è competente in materia di rilevazione e monitoraggio delle componenti dell’attivo delle pubbliche amministrazioni”. Un ufficio baderà all’elaborazione di “orientamenti e indicazioni concernenti l’applicazione” del Testo Unico sulle partecipate, targato Madia, concentrandosi anche sulla trasparenza, con “analisi a campione dei bilanci e degli altri documenti obbligatori”. L’altro ufficio sarà competente per il “monitoraggio sull’effettivo adeguamento delle amministrazioni pubbliche e delle società a partecipazione pubblica alle disposizioni” del riordino. E svolgerà l’analisi “dei provvedimenti e dei piani di revisione straordinaria e di razionalizzazione periodica delle partecipazioni pubbliche, nonché verifica a campione dell’attuazione dei medesimi”