Sciopero provinciale dai monti al piano per il settore lapideo. Lo hanno convocato oggi Fillea-Cgil, Feneal-Uil e Cobas Marmo ma senza il sostegno di Fisca Cisl. L’annuncio arriva dopo il naufragio del tentativo di mediazione con l’Associazione Industriali sul caso del lavoratore licenziato dalla Escavazioni Polvaccio. Venerdì scorso la società del gruppo di Franco Barattini aveva recapitato a un suo dipendente, un cavatore di 45 anni con famiglia a carico, una lettera di licenziamento adducendo come motivazione l’«attuale sfavorevole situazione economica finanziaria derivante dal protrarsi dei lavori al monte e dalla mancata produzione di materiali vendibili». Motivazioni respinte immediatamente al mittente da Fillea Cgil, il sindacato a cui è iscritto il lavoratore licenziato, che aveva subito chiesto il ritiro del provvedimento e l’apertura di una trattativa. L’Associazione industriali però ha risposto picche e così domani i lavoratori del marmo di tutta la provincia torneranno a fermarsi. Si tratta dell’ennesimo stop dopo le mobilitazioni andate in scena la scorsa primavera per il rinnovo del contratto integrativo e quelle seguite ai tre incidenti mortali registrati nel settore tra agosto e dicembre. E non a caso, nella convocazione dello sciopero, oltre alla protesta per il licenziamento del cavatore, e «per tutti quei licenziamenti che non emergono ma ci sono» si richiama anche con forza il tema della sicurezza e si respinge senza appello la “motivazione economica”.

«Il settore non deve licenziare ma assumere in considerazione dell’andamento e dei risultati economici positivi» si legge nel volantino diffuso oggi dai sindacati, che poi accennano al caso specifico: «Non basta lavorare, non ammalarsi, fare straordinari. Bisogna chinare la testa e tacere» polemizzano Fillea-Cgil, Feneal-Uil e Cobas che dicono «NO a un modo vecchio di vedere il rapporto imprenditore-operai» e chiedono “solo” – si fa per dire – di «lavorare con dignità e in sicurezza».