eaton“Dopo 4 anni di stallo sulla ex Eaton, la Regione decide di tirar fuori di tasca i 5 milioni di euro necessari alla acquisizione dell’area da reindustrializzare, senza che sia ancora pervenuta nessuna offerta. E a chi affida il compito? Al Consorzio Zia, in rosso da 3 anni”. Con queste parole i consiglieri regionali Marina Staccioli (Gruppo Misto), Giovanni Donzelli e Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) commentano la decisione comunicata oggi dal Presidente Rossi.

“Solo per rinfrescare la memoria al governatore: nel 2010 il Consorzio Zia ha chiuso con 387mila euro di perdite – dichiarano i consiglieri – nel 2011 il rosso è salito a 406mila euro e nel 2012 si è registrata una simile perdita”.

“Da anni – sottolineano Staccioli, Donzelli e Marcheschi – il carrozzone Zia non funziona. Ultima dimostrazione di ciò lo scorso febbraio, con l’uscita dal consorzio del Comune di Camaiore. Secondo il sindaco si trattava solo di un peso, una spesa inutile senza una contropartita in termini di attrazione di investimenti, mission per la quale lo Zia è stato creato, nell’ormai lontano 1987”.

“E adesso la Regione affida a questo ente il compito di rilevare l’ex Eaton, area per la quale la stessa Giunta Rossi non è stata in grado di trovare un investitore nell’arco di anni? Solo qualche settimana fa fu lo stesso governatore – ricordano i consiglieri – a far presente ad ex lavoratori e cittadini della zona che non avrebbe avuto senso acquisire l’area senza poter contare su un investitore intenzionato a farla rinascere. L’operazione annunciata oggi appare un’inutile forzatura, condotta probabilmente sotto la pressione degli amministratori locali, che altrimenti si sarebbero trovati, oltre che con i lavoratori Eaton a casa – concludono Staccioli, Donzelli e Marcheschi – con il buco del Consorzio Zia da risanare”.

“E’ curioso che la situazione si sblocchi proprio in piena campagna elettorale per il Comune di Massa – aggiunge il candidato di Fratelli d’Italia alla carica di sindaco Alessandro Amorese – è inutile continuare a illudere i lavoratori senza offrire nessuna garanzia concreta”.