Non un manovale della criminalità organizzata, non un contribuente infedele in cerca di vendetta contro chi lo ha scoperto e multato. No, il piromane del Lido del finanziere, colui che per due volte ha bruciato lo stabilimento balneare dei Ronchi gestito dalle Fiamme gialle, è un giovane uomo ossessionato dalle “divise in grigio”. Un ragazzone di 36 anni, alto, prestante, uno di quelli che ti aspetteresti di vedere in discoteca o a un happy hour e che, invece, va di notte ad appiccare fuoco alle cabine. Forse per bruciare – assieme alle assi di legno – il demone della persecuzione che da mesi lo aveva assalito. «Sono appena uscito dal pronto soccorso, stavo male, mi hanno somministrato dei farmaci a mia insaputa, non so come abbiano fatto ma sono sicuro che sia stata la Finanza di Massa, non ce la faccio più», scrive nel suo ultimo messaggio postato su Facebook mercoledì scorso. «Continuate pure a perseguitarmi, ma sappiate che non mi avrete mai», scriveva in un altro del 27 febbraio.

Giuseppe Renato Rocchetti, questo il suo nome, ha deciso di consegnarsi agli inquirenti venerdì nel primo pomeriggio. Per farlo, ha scelto un modo volutamente spettacolare: ha chiamato un giornalista del Tg regionale e, davanti alle telecamere ha ammesso di essere stato lui ad appiccare il fuoco al bagno e ha ripetuto le sue accuse confuse alla Finanza. A seguire l’intervista c’era anche un ufficiale dei carabinieri che, dopo lo “show” ha accompagnato il ragazzo prima a prendere un caffè e poi alla Plava, la caserma dell’Arma.

Qui è iniziato un lungo interrogatorio, servito agli inquirenti per capire se davvero l’autoaccusa di Rocchetti fosse reale e non il frutto di fantasia. I dettagli del racconto del giovane uomo incrociati con gli elementi che carabinieri e Guardia di finanza già avevano raccolto a suo carico, hanno confermato che sì, non ci sono dubbi, è lui l’autore degli incendi a Ronchi, il primo avvenuto la notte del 20 gennaio, il secondo la sera di mercoledì.

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da Il Tirreno