Gli operatori di Apuafarma si dicono oltremodo indignati della notizia secondo la quale le ore di sostegno per i bimbi disabili del Comune di Carrara sarebbero diminuite a causa delle stabilizzazioni dei dipendenti e al conseguente aumento dei salari. I contratti Co.co.co. di cui si è parlato infatti risalirebbero a 4 o 5 anni fa, prima dell’affidamento all’azienda partecipata, con la quale esiste un contratto nazionale, tra l’altro non ancora rinnovato. “Gli educatori di Apuafarma percepiscono uno stipendio medio netto di 870 euro mensili oggi come ieri”, sottolinea Alessio Menconi dalla Rsu Cgil, e molti sarebbero gli operatori con sole 15 o 20 ore il cui stipendio si aggira intorno ai 400 euro. Insomma, niente avrebbe a che fare la diminuzione delle ore per i bambini con lo stipendio dei lavoratori: “Ancora una volta si è voluto strumentalizzare una categoria di lavoratrici e lavoratori al fine di giustificare delle scelte amministrative da noi non condivise”, aggiunge il sindacalista, “e se per qualcuno di noi le cose sono cambiate è stato esclusivamente perché ben 11 operatori sono rimasti a casa e sono ancora in attesa di essere reintegrati”. Quello che si vorrebbe allora, secondo Menconi sarebbe il ritorno a 10 anni fa, con contratti ridicoli nei quali non erano previste né malattie né ferie, né contributi. “La tendenza attuale inoltre”, continua, “è quella di sostituire le ore di sostegno con un assegno alla persona. È quindi chiaro che con 200 o 300 euro nessuna famiglia può permettersi di assumere un operatore specializzato, e allora questa scelta non fa altro che sostenere il lavoro nero e l’assistenza dei disabili da parte di semplici baby-sitter”.