Arando il campo, un contadino «inciampa» in un frammento di statue stele: è un reperto di quasi tremila anni fa. Una testa di pietra appena sbozzata con un sorriso «superiore» da emoticon e in primo piano forse anche il segno di un paio di orecchini. Bella e severa col «cappello da carabiniere», così come vengono catalogate le stele del gruppo B, con la testa staccata dal tronco e la caratteristica forma a mezzaluna.

Per gli studiosi, la testimonianza della cultura magico-religiosa degli antichi popoli che abitarono questa parte dell’appennino. La sensazionale scoperta in località «Catagneto» a Monti di Licciana: il contadino Angiolino Giumelli, non sa nulla di menhir: per lui è un sasso qualunque e, anzi, si preoccupa per la lama dell’aratro che potrebbe essere stata danneggiata.

Ma la figlia Melide è incuriosita dalla forma della pietra e chiama il cugino Gianpaolo Blandini, vigile liccianese all’Unione dei Comuni della Lunigiana, famoso per aver trovato una stele nel 1995 a 500 metri da lì in località ‘Pescara’. E’ lui a rendersi contto che il «sasso» è un pezzo di menhir. «E’ stato come rivivere un film già visto — spiega — la testa era simile a quella trovata 17 anni fa qua vicino. Allora avevamo avvisato il professor Germano Cavalli, stavolta abbiamo contattato il direttore del Museo delle stele di Pontremoli Angelo Ghiretti, che si è fatto accompagnare dallo stesso Cavalli e insieme hanno verificato l’importanza archeologica del reperto».

La testa è sbucata dalla terra, da una profondità di almeno mezzo metro: lì potrebbe esserci un sito archeologico. Come quello di Groppoli dove dal 2000 al 2005 sono state dissepolte ben 8 stele di cui 4 integre, 3 senza testa e un frammento di testa. Il rinvenimento delle prime due statue stele femminili (Groppoli I e II) è avvenuto per caso nel dicembre 2000, durante lavori eseguiti dall’Enel. Nelle estati 2001 e 2005 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha condotto su quel sito due campagne di scavo che hanno messo in luce una lunga trincea scavata intenzionalmente per deporvi le statue stele. Rari i contesti con stele in giacitura primaria, fra queste Monti di Licciana con il gruppo «Venelia».

E’ emozionato il professor Germano Cavalli, presidente dell’associazione culturale «Manfredo Giuliani», protagonista dagli anni ‘70 di 11 rinvenimenti e riconoscimenti di menhir. «Il sito di Monti è interessante perché già 17 anni fa a poche centinaia di metri era stata ritrovata un’altra stele testa femminile. La differenza rispetto a questa, che è stata denominata Venelia IV, è che era stata rinvenuta in un ammasso di sassi e non si sapevano da dove provenissero. Questo reperto è una testa che presenta i caratteri femminili, le due coppelle laterali potrebbero essere orecchini.

Qui però abbiamo il sito archeologico e la Soprintendenza potrebbe valutare l’opportunità di effettuare uno scavo sistematico per trovare altri reperti. La testa, per quanto grattata dall’aratro, nella parte posteriore presenta ben visibili i segni del volto con gli occhi e le coppelle laterali. Sono felice, da tempo (7 anni) attendevamo una nuova scoperta. Il ritrovamento ha un significato importante per tutte le associazioni culturali della Lunigiana e riporta anche la centralità dell’attenzione il Museo delle stele del Piagnaro di Pontremoli. Anche attraverso il nuovo rifacimento, il grande slancio dato dal nuovo direttore Ghiretti, e la prossima settimana della cultura che consentirà di esaltare questi monumenti eccezionali testimoni della storia».