Oltre cento imprenditori all’assemblea generale di Cna: varato lo stato di agitazione.

Mandato al Presidente per organizzare, insieme alle altre associazioni di categoria, una grande manifestazione.

Tra le ipotesi: la protesta fiscale e il trasferimento dei conti correnti bancari.

Cermec, Eaton, Marmo, Porto Turistico, Tasse e Fisco, appalti e politica sul tavolo degli artigiani.

Dino Sodini, Presidente Provinciale Cna: “Solo l’inizio. Malumore preoccupante tra imprenditori”

“Pronti a scendere in piazza insieme alle altre organizzazioni”. Sarebbe la prima volta all’ombra delle apuane. La storia ci ha abituato ad associare la protesta di piazza, rumorosa e colorata, agli operai e lavoratori ma questa volta, in prima linea, sono pronti ad andarci gli imprenditori. E sono pronti a farlo, tutti insieme, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, conquistando quella stessa piazza simbolo della protesta di generazioni di lavoratori. Il dato è tratto: l’assemblea generale di Cna (info su www.cna-ms.it) che lunedì sera si è riunita, in via straordinaria, nella sede di Avenza, alla presenza di un centinaio di imprenditori, ha “sdoganato” il più antico degli strumenti. Il Presidente Dino Sodini, dopo quasi due ore di partecipata assemblea, ha infatti ottenuto il mandato per sondare la disponibilità delle altre associazioni di categoria presenti sul territorio, ed affidare la protesta alla piazza e all’attenzione del Prefetto. “Se questa è l’unica strada per farci sentire – spiega Sodini – la percorreremo, una volta sentite le rispettive Presidenze delle associazioni di categoria. Presi singolarmente contiamo poco, ma insieme siamo il Pil di questa provincia”.

Tra le ipotesi uscite dall’assise anche la disobbedienza fiscale, estrema ratio contro gli eccessi dei costi legati a tasse e pressione fiscale, il trasferimento dei conti correnti bancari in altri Istituti sfruttando la logica del “libero mercato” ma anche “la punizione elettorale” in vista delle prossime tornate comunali che interesseranno Massa e Carrara. “Ipotesi che abbiamo preso in considerazione – ammette Sodini – è evidente che così non si può più andare avanti. Ci troviamo di fronte ad un baratro e vogliamo fare di tutto per evitarlo”. Tanti i temi toccati: dal caso Cermec che “ha trascinato dentro la crisi molte imprese” all’ormai famigerato spezzatino della Eaton, mai digerito veramente ma unica seria alternativa al nulla, dal comparto marmo con “l’inutilità del distretto del marmo così concepito” all’autotrasporto con il caro accise e la questione polveri, specialmente sul versante Carrara, come elemento invalidante per finire con il Porto Turistico. “Se il Comune di Massa e Carrara avessero impuntato i piedi in maniera energica la Regione Toscana avrebbe trovato il modo per accelerare, piuttosto che rallentare. Non sono arrivare le sollecitazioni giuste; a questo punto – ha ammesso Sodini – credo che non si farà più. La politica ha gravi colpe”.

Tanti gli interventi, trasversali, da ogni categoria, a dimostrazione che il malumore, lo scoramento e la rabbia, non è più solo una questione di pochi: “Siamo a fine corsa – spiega un imprenditore – la politica non ci aiuterà nemmeno questa volta. Sono abituati a prendere al momento giusto. A governare sono sempre i soliti noti e le solite imprese”. Il riferimento, più volte rincorso, è andato nella direzione delle gare di appalto finite regolarmente ad aziende extra-provinciali; ricorrenza che suscita “non poche perplessità”, e addirittura “sconcerto” quando si parla di appalti per le mense scolastiche. “Le nostre amministrazioni dovrebbero fare di tutto, nella logica e nel rispetto della legalità e dei regolamenti, a lasciare il lavoro sul territorio – fa presente un altro imprenditore – dovrebbe essere un atteggiamento scontato e normale. Qui, al contrario, si fa tutto il contrario. Si penalizza il territorio e si premia chi viene da fuori”. Poi tasse e fisco, le altre parole spese senza parsimonia dalla platea: “A volte passano anche 4-5 mesi prima di incassare una fattura ma lo Stato pretende che paghi gli interessi e poi le tasse quando io, quella fattura, non l’ho ancora incassata. Non è giusto. Mi rovinano. Paghiamo per qualcosa che ancora non abbiamo. E’ sbagliata la logica: dobbiamo pagare quando incassiamo”. Un caso diffuso che trova l’estremo esempio nel fallimento del Cermec: “Vanto un credito nei confronti del Cermec che non ho riscosso, e per cui ho già pagato le tasse. Forse tra 4-5 anni riuscirò ad avere quanto versato. Ma non è certo. Stiamo parlando di oltre 20 mila euro di Iva. Vi sembra giusto? Paradossalmente è la politica colpevole di questo fallimento”. Politica bersaglio facile anche per un edile: “I nostri amministratori sono incapaci di leggere la situazione reale. Sono miopi di fronte ad una crisi spaventosa: ma non hanno fatto nulla”.

Nell’economia dell’assemblea, a cui hanno dato un contributo di pensiero, anche molto caldo un dedalo di acronimi, burocrazia, pignoramenti e fallimenti: “Durc, Basilea 2, Studi di settore – spiega un imprenditore – è una jungla di doveri. La legge ci ha dato degli strumenti per tentare di riscuotere i crediti che vantiamo nei confronti di clienti e fornitori ma la burocrazia è uno strumento invalidante delle nostre azioni. Mi sono rassegnato”. Esempi che accomunano, a tinte e sfumature diverse, tutte le imprese del panorama locale (e nazionale) ridotte all’osso dalla crisi che ha accentuato tutti i deficit e le distorsioni di un sistema già fallato: “Questo è solo l’inizio – conclude Sodini – il malumore si sta diffondendo a velocità supersonica”.