Errato e meramente ideologico sarebbe, secondo il suo Presidente Luigi Danesi, attaccare Apuafarma solo per poterla ricondurre al Partito Democratico, per questo quella di Musetti sarebbe una lettura del bilancio approssimativa e strumentale. Il risultato economico del bilancio 2010 equivarrebbe al contrario ad un pareggio in quanto, secondo il presidente, un meno 59 mila euro ante-imposte per un azienda di circa 180 dipendenti, 11 milioni di fatturato e 3 milioni di capitale sociale, sarebbe un risultato tutt’altro che allarmante.  Per quanto riguarda invece le 7 farmacie presenti sul territorio comunale, vista la fase di recessione economica, Apuafarma avrebbe avuto un utile al di sopra delle medie del settore, impiegando decine di dipendenti e consentendo all’azienda di dispensare un gran numero di servizi sociali. Per quanto concerne la gestione del trasporto scolastico, questo sarebbe stato affidato all’azienda solo nel settembre 2009, i costi dunque in quell’anno sarebbero contenuti rispetto a quello successivo esclusivamente perché si riferiscono a sole 3 mensilità. Ancora, circa la querelle sulle quote cedute ai dipendenti, nei primi anni 2000 questo sarebbe stato un obbligo praticamente imposto dalla normativa e decaduto solo in seguito mentre, quelle che intercorrono con Amia e le associazioni di volontariato, non sarebbero che utili sinergie, atte proprio a contenere la spesa pubblica. “In ultimo”, sottolinea secco Danesi, “s’informa che i 180 dipendenti, gli 11milioni di fatturato, gli oltre 150 progetti sociali e le decine di migliaia di utenti dei 13 cimiteri, delle 14 mense scolastiche e degli scuolabus, poggiano su una struttura direzionale e amministrativa di solo 10 persone; compresi direttore generale e 2 dirigenti, ognuno dei quali costa alla comunità il 35% in meno dei parigrado pubblici”.