È diventata definitiva la condanna per l’ex carabiniere accusato di molestie da tre giovani bariste e da una quarta ragazza minorenne all’epoca dei fatti. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso della difesa e confermato la sentenza di secondo grado: 2 anni e 11 mesi di reclusione, che l’uomo sconterà in prova ai servizi sociali, evitando così il carcere.

I fatti risalgono al periodo tra l’ottobre e il dicembre 2021, quando l’ex militare, oggi quarantenne, prestava servizio prima a La Spezia e poi a Sarzana. Secondo le ricostruzioni emerse durante il processo, avrebbe iniziato a molestare le dipendenti del bar gestito dalla madre, approfittando della sua posizione per tentare un progressivo avvicinamento, sfociato in comportamenti ritenuti inappropriati e molesti.

A dare il via all’indagine fu la denuncia presentata il 24 gennaio 2022 da una delle ragazze alla Procura di Massa. Nel corso dell’istruttoria, le sue accuse vennero confermate anche dalle altre due dipendenti e da una sedicenne che frequentava il locale. Le testimonianze hanno ricostruito un clima pesante e ostile nel luogo di lavoro, culminato con l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari per l’uomo, il 17 febbraio 2022. Due mesi più tardi, il Tribunale del Riesame lo rimise in libertà, imponendogli però il divieto di avvicinamento alle ragazze coinvolte.

Nel primo grado di giudizio, celebrato nel settembre 2023, il tribunale lo aveva condannato a tre anni di reclusione e al pagamento di un risarcimento complessivo di 31 mila euro alle vittime. Il successivo appello aveva portato a una lieve riduzione della pena, confermata ora in via definitiva.

L’ex carabiniere si è sempre dichiarato innocente, parlando di “scherzi” fra colleghi e negando qualsiasi intento molesto. Il suo legale, l’avvocato Riccardo Balatri, aveva tentato di riaprire la discussione davanti alla Corte d’Appello di Genova, ma la richiesta è stata ritenuta inammissibile.

Non si esclude, a questo punto, un possibile ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, anche se la conferma della sentenza rende la condanna pienamente esecutiva.