La Corte di Cassazione ha messo la parola fine a una vicenda giudiziaria che coinvolge la Tropicana srl, società con sede a Massa, oggi in stato di liquidazione.
I giudici della Suprema Corte hanno infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla società, rendendo così definitiva la sentenza della Corte d’appello di Genova del 2019.
Al centro del caso, un complesso residenziale-turistico in via Verdi a Marina di Massa, formalmente registrato come residenza turistico-alberghiera (RTA). In realtà, secondo quanto accertato nei tre gradi di giudizio, la Tropicana avrebbe frazionato le 23 unità immobiliari e venduto gli appartamenti come seconde case private, senza imporre agli acquirenti l’obbligo di metterli a reddito per finalità turistiche.
Una pratica che ha snaturato completamente la destinazione urbanistica dell’immobile, configurandosi come lottizzazione abusiva. Anche la cessione delle quote della società GRTA, che avrebbe dovuto gestire il complesso secondo finalità ricettive, non conteneva vincoli stringenti sull’uso turistico, come evidenziato dai giudici.
Nel suo ultimo tentativo di ribaltare la decisione, Tropicana srl aveva sollevato questioni di legittimità sulle notifiche telematiche delle comunicazioni giudiziarie. Ma la Cassazione ha respinto ogni contestazione, affermando la piena validità delle notifiche via PEC secondo la normativa sul domicilio digitale degli avvocati.
Con la decisione della Cassazione, diventa definitiva la nullità dei contratti di vendita degli immobili e delle relative cessioni. Una sentenza che getta ombre anche sul destino degli attuali proprietari e apre la porta a ulteriori controlli nel settore turistico-ricettivo, sempre più sorvegliato dalle amministrazioni comunali.
Infatti, la giurisprudenza italiana ribadisce ormai in modo chiaro: la trasformazione abusiva di immobili turistici in residenziali permanenti, senza adeguate autorizzazioni urbanistiche e vincoli contrattuali, è illecita. E molti comuni, proprio come in questo caso, si costituiscono parte civile per difendere il territorio e l’assetto urbanistico.
La Tropicana, già in stato di liquidazione, dovrà ora farsi carico anche delle spese processuali, pari a 5.800 euro, oltre al contributo unificato.
Un epilogo amaro che conferma l’impatto devastante, economico e giuridico, di un’operazione immobiliare nata fuori dalle regole.