L’ex giudice del tribunale di Lucca, Pisa e Massa, Roberto Bufo, 64 anni, è ora chiamato a fare i conti con un grave danno d’immagine per il Ministero della Giustizia e quello dell’Economia. La sentenza, definitiva dopo il patteggiamento avvenuto nel dicembre 2021 – che aveva già visto il magistrato condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari e falso davanti al GUP di Genova – impone un risarcimento complessivo superiore a 270mila euro.
Secondo la decisione della Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale regionale per la Toscana, Bufo dovrà versare 144.308 euro a favore del Ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre a rivalutazione monetaria e interessi legali, e ulteriori 127.246 euro per il Ministero della Giustizia, anch’essi maggiorati di rivalutazione e interessi.
Il caso, esploso con il clamoroso arresto avvenuto il 9 gennaio 2018, aveva già scosso gli ambienti giudiziari, non solo in ambito lucchese. Nel corso degli anni, l’ex magistrato, che in precedenza aveva operato come giudice civile a Lucca e successivamente come applicato al penale a Viareggio, era anche stato assessore ai rapporti istituzionali e alla promozione del territorio nella giunta comunale di Vergemoli nel maggio 2010.
Le indagini, avviate nel 2018, hanno svelato come Bufo avesse conferito incarichi a una delegata per le vendite giudiziarie, affidandole la curatela delle eredità giacenti e l’amministrazione di sostegno, in una strategia finalizzata ad aggiudicarsi, tramite prestanome, immobili e terreni venduti all’asta nella provincia di Massa Carrara. Inoltre, il magistrato, successivamente sospeso dal Consiglio Superiore della Magistratura, aveva favorito l’appropriazione di ingenti somme di denaro destinate all’erario, configurando reati quali corruzione in atti giudiziari, peculato, falso in atto pubblico e turbativa d’asta.
Una vicenda che ha evidenziato la gravità delle condotte illecite e il danno non patrimoniale subito dallo Stato, ora ulteriormente sanzionato dalla condanna al risarcimento. Le autorità giudiziarie continuano a monitorare gli sviluppi di un caso che ha lasciato un segno profondo nel sistema giudiziario nazionale.