Questa mattina, ha avuto luogo la breve cerimonia di inaugurazione di una targa marmorea a ricordare due illustri concittadini : Pietro Bontemps e Saverio Salvioni.
La targa è stata apposta sulla facciata della casa in via Piastronata, una delle poche che ancora conservano grafiti di quella che a buon titolo era definita Massa Picta.
E in quella casa nacque Salvioni e vi abitò Bontemps, entrambi abili pittori e disegnatori che in città hanno lasciato tracce importanti della loro arte.
Allo scoprimento hanno partecipato Franco Frediani, promotore dell’iniziativa, il Sindaco Francesco Persiani, il presidente di Italia Nostra Bruno Giampaoli , il presidente dell’Associazione Borgo del Ponte Vincenzo Ozioso, il console del TCI Walter Sandri oltre ad alcuni cittadini tra i quali i proprietari dello stabile, Ricci e Mariani. L
a targa va ad aggiungersi alle altre, collocate in vari luoghi della città, delle quali lo stesso Frediani ne è stato promotore, da inquadrare come lui stesso afferma “nel contesto più ampio di valorizzazione storico-culturale del centro storico e a colmare quella parte di memoria, spesso indirizzata a valorizzare chi con la nostra storia nulla ha a che fare.”
Pietro Bontemps
Bontemps Pietro, primogenito di Francesco e Caterina Lariucci, nasce a Massa il 9 ottobre del 1811 erede di una famiglia dalle origini francesi qui trasferitasi nella metà del ‘700. Nulla sappiamo della sua infanzia e giovinezza. A 36 anni, per l’epoca in tarda età, il 13 febbraio 1847 convola a nozze con Carolina Cioni e la coppia prende dimora alla piastronata nella casa già dei Salvioni ove era nato Saverio (1755-1833), il disegnatore e artista abilissimo che fu quasi certamente suo maestro. Pietro avrà tre figli (Francesco, Paolo e Palmira) e muore, nella sua abitazione, il 16 aprile del 1885 all’età di 74 anni. Da considerarsi il maggior pittore locale, a Massa fu autore di numerose decorazioni di interni, sia privati (Case Guerra, Manetti, Menzione, Bourdillon), sia ecclesiastici, quali nella Chiesa della Misericordia. La sua notorietà è principalmente dovuta all’attività di pittore paesaggista, numerose sono infatti le vedute della città di Massa, ma anche le cave furono oggetto dei suoi dipinti.
Salvioni Saverio – disegno cave di marmo
Salvioni Saverio, sesto genito di Giuseppe Antonio, dottore di legge, e della nobile Chiara Cattani, nasce a Massa il 25 luglio del 1755 nella casa di proprietà lungo la Piastronata. Particolarmente dotato al disegno, inizia la sua formazione artistica presso la scuola del pittore Giovan Battista Tempesti a Pisa per poi perfezionarsi all’Accademia di San Luca di Roma sotto la guida di Domenico Corvi. Nel 1786, alla morte del padre, è costretto ad interrompere gli studi e rientrare a Pisa, dove il genitore risiedeva, per curare l’amministrazione dei beni di famiglia. Successivamente farà ritorno alla città natia prendendo parte attiva alla vita cittadina e ricoprendo importanti incarichi. Sotto la dominazione francese sarà nominato Console e nel 1802 gli verrà affidato l’incarico di rilevare tutte le opere d’arte presenti nelle chiese. Nel 1805 sarà eletto Membro dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 1807 Elisa Bonaparte lo nomina Ispettore ad honorem per i lavori di pittura nel restauro del Palazzo Ducale e sempre nello stesso anno viene investito della prestigiosa carica di Presidente della Comunità massese, una carica molto simile a quella dell’attuale Sindaco. Nel 1816 è delegato al riassetto del Teatro Ducale e Direttore dei lavori. Stimato e onorato da tutti proseguì nel suo lavoro di disegnatore e incisore, occupazione quest’ultima che con l’uso dell’acquaforte gli causò una lenta inesorabile cecità. Saverio muore a Massa il 6 maggio 1833 all’età di 78 anni, celibe, e nelle disposizioni testamentarie, accolte, chiede di essere sepolto nella Chiesa dei Frati Cappuccini, dove tutt’oggi, una lapide lo ricorda. Massa gli ha intitolato una viuzza a fondo cieco, una traversa di via Bassa Tambura. Delle sue opere, quasi tutte andate disperse, restano 18 belle vedute delle cave di Carrara, conservate all’Archivio di Stato di Massa (altre due rubate in occasione di una mostra) e il ritratto dell’amico poeta Giovanni Fantoni, mentre il suo autoritratto, donato ad un amico pittore fiorentino, rientra purtroppo tra le opere perdute.